La mostra "Labirinti del cuore. Giorgione e le stagioni del sentimento tra Venezia e Roma" si è chiusa conoltre 270.000 presenze

A Palazzo Venezia e Castel Sant’Angelo, al centro della grande iniziativa del Polo Museale del Lazio, Art City estate 2017
Bologna, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura) Si è chiusa domenica 17 settembre, la grande mostra

Labirinti del cuore. Giorgione e le stagioni del sentimento tra Venezia e Roma .

Un progetto complesso e ambizioso, che ha coinvolto due sedi espositive, Palazzo Venezia e Castel Sant’Angelo ed è stato al centro della grande iniziativa del Polo Museale del Lazio, Art City estate 2017. La mostra, visitabile con un biglietto unico dei due siti, ha avuto 273.205 visitatori, con una media giornaliera di 3.177 e un primato nella classifica delle mostre più visitate in Italia durante tutto il periodo di apertura.

Un successo testimoniato anche dalla grande attenzione della carta stampata, dei media radiotelevisivi e dei social network.

La mostra ha raggiunto pienamente il suo obiettivo, di valorizzare un Capolavoro delle collezioni di Palazzo Venezia e il sito nel suo complesso, con l’apertura di nuovi percorsi di visita e perfino del nuovo ingresso da Piazza Venezia, oltre a caratterizzare l’offerta culturale di Castel Sant’Angelo con un progetto espositivo di alto profilo storico e artistico.

L’esposizione, promossa e organizzata dal Polo Museale del Lazio diretto da Edith Gabrielli, è stata costruita intorno ad un capolavoro di Giorgione, i due amici , un doppio ritratto ormai da tempo considerato da gran parte della critica come uno dei capisaldi del maestro di Castelfranco, ma ancora poco noto rispetto alla sua straordinaria rilevanza, come punto di svolta epocale nella ritrattistica italiana del primo Cinquecento. Rispetto ai precedenti, non solo veneti, si contraddistingue infatti per un’inedita sintesi di elementi che ne fanno l’archetipo di una nuova idea del ritratto, che intende sottolineare lo stato d’animo e l’espressione dei sentimenti d’amore.

Il doppio ritratto di Giorgione è conservato nelle collezioni di Palazzo Venezia, ma è attestato a Roma fin dall’inizio del Seicento, a testimonianza dei fili storici che legano la figura di Giorgione a Roma, nel quadro di una rete, ben più ampia, dei rapporti intercorsi tra Venezia e la Città eterna, che ebbero il loro palcoscenico privilegiato proprio nel Palazzo di Venezia, come si dovrebbe più propriamente definire quella che era la prima dimora romana di un accertato collezionista, e con ogni probabilità anche committente, del pittore di Castelfranco: ossia il cardinale Domenico Grimani, con papa Paolo II Barbo uno dei personaggi chiave dei rapporti politici, diplomatici e culturali tra i due stati tra la fine del Quattrocento e i primi due decenni del Cinquecento. Ed è proprio nell’Appartamento Barbo che si è sviluppata la prima sezione della mostra, dedicata a quelle vicende storiche e alla straordinaria novità dei due amici di Giorgione nelle vicende artistiche del primo ‘500.

La mostra proseguiva a Castel Sant’Angelo, negli Appartamenti papali, dove è stata allestita la seconda sezione, con altre opere provenienti da importanti musei del mondo, di grandi maestri del Cinquecento tra cui Tiziano, Tintoretto, Romanino, Moretto, Ludovico Carracci, Bronzino, Barocci e Bernardino Licinio. Opere che conducono il visitatore in quel labirinto esistenziale che ogni uomo porta in sé e che si riflette anche nell’esperienza amorosa, tra innamoramento e approdo matrimoniale, tra abbandono e nostalgia.

La mostra è stata curata da Enrico Maria Dal Pozzolo , fra i massimi specialisti di pittura veneta fra l’età rinascimentale e barocca, con la collaborazione di un prestigioso comitato scientifico composto da Lina Bolzoni, Miguel Falomir, Silvia Gazzola, Augusto Gentili e Ottavia Niccoli. Il percorso espositivo comprendeva complessivamente 45 dipinti, 27 sculture, 36 libri a stampa e manoscritti, oltre a numerosi altri oggetti, stampe e disegni. L’allestimento in entrambe le sedi è stato progettato dallo studio De Lucchi. Il catalogo è edito da arte’m. Il coordinamento e la comunicazione sono a cura di Civita Mostre.

Ufficio Stampa