Denuncia delle condizioni di lavoro nei cantieri edili in Campania

Il perchè le morti per Infortuni sul lavoro
, (informazione.it - comunicati stampa - politica e istituzioni) DENUNCIA DELLE CONDIZIONI DI LAVORO NEI CANTIERI EDILI
di Raffaele Pirozzi

Navigando in Internet ha trovato un articolo che è un vero atto di accusa nei confronti delle istituzioni da parte della Fillea /Cgil. Ho fatto una breve introduzione e poi lascio parlare lo scritto e le foto. E' un documento agghiacciante,un atto di accusa violento e, cosa aspettano le istituzioni a mettere in condizioni di non nuocere tutti quelli che sono pagati per controllare.

Cosa aspettano: Prefettura, Questura, Asl, regione, Provincia, Comuni, Ispettorato del lavoro e Magistratura ad intervenire con serietà, in modo veloce ad evitare che si ripetano i fatti di cui ogni giorno apprendiamo sempre più con fastidio. Di questo passo, se non cambia mentalità e modo di procedere possiamo anche assumere altri 1.000/10.000 Ispettori ma serviranno a ben poco.

Adesso vi è una denucia scritta e non è la 1^ volta che ciò avviene.

Campania / Denuncia della Fillea Cgil
I cantieri della vergogna

Ecco le condizioni in cui lavorano gli operai edili, i restauratori e le restauratrici. Altre immagini dello sfruttamento operaio e la violazioni delle norme sulla sicurezza antinfortunistica nei cantieri edili di Napoli e Provincia. Le foto ci sono state inviate dai responsabili della Fillea Cgil di Napoli. “Sui territori di Casoria, Afragola, Casalnuovo, Casavatore, Frattamaggiore, Frattaminore, Pompei, Castellammare di Stabia, Giugliano, Villaricca, Lago Patria, Varcaturo, Ischia, Procida è sospesa la democrazia e sono stati cancellati i diritti individuali e collettivi di centinaia di lavoratori e lavoratrici – dice Ciro Crescentini dirigente provinciale della Fillea Cgil di Napoli -.

A Seiano, nei pressi di Vico Equense, carpentieri, muratori e manovali durante le rarissime pause per il pranzo sono costretti a consumare i pasti sui mattoni. Gli spogliatoi? Inesistenti. Le cinture di sicurezza i caschi, i guanti, le scarpe antinfortunistiche? Neanche a parlarne. La tutela della salute? Un optional. I medici competenti, le visite periodiche, il documento con l’aggiornamento dei fattori di rischio? Roba inutile. Da mesi non si vede un ispettore del lavoro o delle asl”. Le buste paga - denuncia sempre il sindacato - sembrano regolari. "Nella realtà - per la Fillea - gli operai vengono costretti dai capimastri a sottoscrivere per somme diverse da quelle che realmente incassano.

Su consiglio dei consulenti e dei commercialisti, i titolari delle imprese denunciano alla Cassa Edile, all’Inps, all’Inail un numero inferiore di lavoratori rispetto a quelli effettivamente operanti nei cantieri". Il sindacato denuncia come i direttori dei lavori ed i coordinatori per la sicurezza nominati dagli enti pubblici appaltanti siano "latitanti. Eppure - prosegue la Fillea - in base alle leggi vigenti dovrebbero controllare, pretendere dalle aziende il rispetto delle normative di sicurezza antinfortunistica, richiedere le documentazioni. I funzionari dello Stato dovrebbero pretendere l’esibizione del registro unico delle presenze. Nei cantieri non sono stati affissi neanche i cartelli sui quali dovrebbero essere indicate le ditte esecutrici, quelle subappaltatrici, il direttore dei lavori, il progettista".

“Il lavoro nero e lo sfruttamento è diffuso nei cantieri per la ristrutturazione delle scuole, il rifacimento delle fogne, il ripristino delle infrastrutture primarie – ribadisce Ciro Crescentini - I tecnici comunali, i responsabili unici dei procedimenti dovrebbero richiedere l’esibizione del durc, il certificato unico della regolarità contributiva prima di liquidare i Sal, lo stato di avanzamento dei lavori. Le istituzioni di fronte alle illegalità ed alla violazioni delle leggi dovrebbero sospendere i pagamenti, attivare la rescissione dei contratti. Invece sono indifferenti”.

Le illegalità si commettono nei cantieri privati e pubblici. I tetti e gli scarichi di amianto vengono rimossi con leggerezza dagli operai senza la minima protezione. Le restauratrici inalano i fumi dei solventi e delle sostanze senza indossare maschere. Nei laboratori di restauro artistico mancano le cappe aspiranti. I ponteggi, le carrucole, i montacarichi non rispettano le procedure di sicurezza. Sulle gru si arriva a barare sulla portata del mezzo e si potenzia la velocità di rotazione.

Napoli ,10/05/07
Raffaele Pirozzi
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