Mercoledì 22 maggio la mostra FRAGMENTA al RIBOT

RIBOT è lieta di presentare Fragmenta la prima mostra collettiva ospitata in galleria.
Milano, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura)

RIBOT è lieta di presentare Fragmenta la prima mostra collettiva ospitata in galleria. Un progetto che include Elisabeth Scherffig (Düsseldorf, 1949; vive e lavora a Milano), Felix Schramm (Amburgo, 1970; vive e lavora a Düsseldorf), Stefano Comensoli_Nicolò Colciago (Milano, 1990, Garbagnate Milanese, 1988; vivono e lavorano a Milano); Simona Andrioletti (Bergamo, 1990; vive e lavora a Monaco di Baviera e Milano).

Fragmenta pone in dialogo i lavori di un gruppo selezionato di artisti di diverse generazioni la cui ricerca si sviluppa sia intorno all’idea di recupero e rielaborazione in chiave operativa e concettuale di “reperti” contemporanei e scarti abbandonati, sia sull’iconografia del “detrito” e della “maceria” intesi come simbolo di precarietà, ma anche di trasformazione e metamorfosi. In quest’ottica il tema del “frammento” assume un valore primario. Questo diviene elemento fenomenologico caratterizzante le opere e allo stesso tempo componente iniziale da cui far germinare una nuova e inedita unitarietà. Il processo additivo del segno o del gesto – oltre che dei “materiali” – è la costante da ritrovarsi in ciascuno dei lavori esposti ed è strumento funzionale alla rappresentazione di un’immagine in bilico tra costruzione e distruzione. L’atto compositivo che si genera dalla giustapposizione e rielaborazione di frammenti o detriti pre-esistenti, rimanda a un’idea ciclica del tempo e della memoria, a una riattivazione semantica e concettuale della materia e della storia.

Confrontandosi con l’architettura e con la morfologia dello spazio espositivo, dove le grandi vetrine del piano terra sono soglie sottili tra interno ed esterno, le opere esposte in questo primo ambiente restituiscono l’atmosfera di un “cantiere” (creativo, culturale, sociale), un grande laboratorio corale in fermento. Transitando dal piano terra al piano sottostante, più raccolto e caratterizzato da un’atmosfera quasi underground, l’immagine, il processo, il residuo e la parola si raddensano e si stratificano in un perimetro più contenuto che propone tecniche, processi e linguaggi alternativi con sguardi sia privati sia militanti.