Italiani, aumento di stipendio primo motivo per cambiare lavoro

L'81% dei dipendenti italiani sarebbe disposto a lasciare il proprio impiego per un aumento di stipendio: è questo il quadro emerso dal Randstad Workmonitor
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Milano , (informazione.it - comunicati stampa - servizi) Perché cambiare lavoro (http://bit.ly/UIoPSZ)? Innanzitutto, per uno stipendio più ricco: è l’incremento salariale – ancor prima della crescita professionale o di una maggiore aderenza del proprio impiego al percorso di studi effettuato – la motivazione che maggiormente spinge i dipendenti italiani a valutare la possibilità di mettersi alla ricerca di una nuova occupazione. Secondo quanto rilevato da Randstad, l’81% dei lavoratori sarebbe appunto disponibile a lasciare il proprio lavoro per un nuovo impiego dinanzi all’occasione di guadagni più generosi. Non necessariamente, invece, la spinta al cambio sembra essere legata a una forte insoddisfazione verso la posizione già occupata: anzi, in Italia, ben 6 dipendenti su 10 dichiarano di poter descrivere come “ideale” il proprio lavoro.

«In Italia, si registra una curiosa parità tra chi sostiene di svolgere il lavoro ideale e chi lo ritiene esclusivamente una fonte di reddito. In realtà, la motivazione a cambiare lavoro è elevata, giustificata dalla diffusa esigenza di migliorare il livello retributivo, oltre che all'aspirazione di un percorso di crescita professionale – chiarisce l’Amministratore Delegato di Randstad Italia Marco Ceresa -. Meno forte è la spinta verso un percorso più coerente con i propri studi, che fortunatamente appare un campo di maggiori conferme se 7 italiani su 10 dichiarano di svolgere un lavoro che si addice alla loro formazione e 6 su 10 sceglierebbero lo stesso percorso formativo se dovessero ricominciare da capo».

È questo il quadro emerso dall'indagine sul mondo del lavoro realizzata da Randstad, il Randstad Workmonitor (http://bit.ly/1jP483f). In 33 diversi Paesi, tra cui l'Italia, un nutrito campione di lavoratori di età compresa tra i 18 e i 65 anni ha permesso al secondo player mondiale nei servizi di risorse umane di raccogliere preziose informazioni sul tema della mobilità, protagonista del secondo trimestre 2014.

Tra i lavoratori europei, i più "mobili" sembrano essere proprio i dipendenti italiani, sì più propensi alla ricerca di un nuovo impiego ma, al tempo stesso, convinti della necessità di muoversi con prudenza. La generale propensione alla mobilità non si traduce infatti in Italia in un'urgenza di cambiare lavoro al più presto: al contrario, il 62% degli italiani crede sia possibile farlo in qualsiasi momento. In pochi, tuttavia, sperano in una vera svolta di carriera, tanto che il 79% degli intervistati sostiene di non confidare in un autentico slancio professionale.

Gli italiani desiderosi di cimentarsi nella ricerca di un nuovo impiego sembrano in ogni caso aver trovato un prezioso alleato nelle società di recruiting. Come confermato dai dati del Randstad Workmonitor, sempre più spesso chi cerca lavoro (http://bit.ly/1lmD7yg) si affida con fiducia alle agenzie specializzate: il 69% degli intervistati ritiene che il lavoro temporaneo possa costituire un trampolino di lancio per ottenere un lavoro a tempo indeterminato.

La percentuale è ancora bassa rispetto alla media globale (72%), ma resta comunque evidente la crescita rispetto ad un anno fa (58%). Si tratta - come evidenzia Marco Ceresa - di «una dimostrazione del buon livello di integrazione raggiunto nel mercato del lavoro italiano e una testimonianza dei risultati che le agenzie specializzate sono in grado di offrire ai lavoratori nella ricerca del proprio lavoro ideale e nella definizione del miglior percorso di carriera».
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