LA SIMG: “UN MANIFESTO CONTRO LA VIOLENZA DOMESTICA È LA SECONDA CAUSA DI MORTE NELLE DONNE IN GRAVIDANZA”

Il presidente Claudio Cricelli: “Chiediamo alle pazienti di parlare degli abusi con noi. Il poster rientra nel progetto ‘Vìola’ e sarà distribuito in tutti i commissariati di polizia”
Firenze, (informazione.it - comunicati stampa - salute e benessere) Ogni medico di famiglia ha, fra le sue pazienti, almeno 120 donne che hanno subito violenza fisica o sessuale. Ma il fenomeno è sottostimato e, purtroppo, sottovalutato. Infatti solo il 30% delle vittime ne parla con il proprio medico di medicina generale, perché pensano che non rientri fra le sue competenze. Le conseguenze degli abusi possono essere molto gravi. Nel 2013 si sono registrati in Italia 179 femminicidi, nel 70% dei casi il reato è avvenuto nel contesto familiare o affettivo. E la violenza domestica è la seconda causa di morte per le donne in gravidanza. I camici bianchi del territorio possono rappresentare le prime vere sentinelle dell’integrità delle donne, grazie al rapporto diretto con le pazienti. Per questo, la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG) lancia il manifesto contro la violenza domestica, che sarà distribuito non solo nelle sale d’aspetto degli ambulatori, ma anche in tutti i commissariati di polizia e nelle Procure della Repubblica. Il progetto è presentato al 31° Congresso Nazionale della società scientifica, che si apre oggi a Firenze, e fa parte di “Vìola”, la prima campagna di sensibilizzazione dei medici di medicina generale su questo tema. “Gli abusi sono compiuti quasi sempre da uomini che la vittima conosce bene, come il marito o il fidanzato – spiega il dott. Claudio Cricelli, presidente SIMG -. Il manifesto è strutturato come un’agenda settimanale: ogni giorno è descritto un tipo di violenza fisica, psicologica o economica. Chiediamo alle donne di parlare con il medico di famiglia prima che sia troppo tardi. Fino ad oggi la ‘patologia della violenza’ è stata relegata al Pronto Soccorso, alla Medicina d’Urgenza, alla Ginecologia, alla Ortopedia, alla Gastroenterologia, alla Cardiologia, alla Psichiatria e alla Psicologia. La SIMG vuole far parte della squadra. Il primo passo è costituito da questo manifesto, che colpisce l’attenzione di tutti: le donne violate, i loro aguzzini e le persone che non vogliono vedere”. Nei Paesi industrializzati circa il 30% delle donne ha subito nel corso della vita maltrattamenti fisici o sessuali da un partner o un ex partner. Gli abusi psicologici sono ben più frequenti. “‘Vìola’ è un progetto articolato – sottolinea la dott.ssa Raffaella Michieli, segretario SIMG -. Gli obiettivi? Innanzitutto sensibilizzare i medici di medicina generale perché prendano in considerazione la violenza domestica nelle diagnosi differenziali dei disturbi più comunemente associati al fenomeno, per intercettarne i segnali. Registrare il problema nella cartella informatizzata: ciò permetterà di ottenere i dati di incidenza del fenomeno. Aiutare la donna fornendo le informazioni sulle reti di sostegno locale (numero verde e centri antiviolenza). Sensibilizzare le assistite attraverso l’esposizione nella sala d’aspetto di poster informativi con i riferimenti delle organizzazioni locali preposte all’aiuto. Infine, sensibilizzare tutti gli utenti dello studio per aumentare la percezione del problema”.

Il progetto “Vìola” rispecchia il nuovo ruolo del medico di famiglia, chiamato a curare non solo il corpo, ma la persona. “La nostra professione – continua il dott. Cricelli – sta affrontando cambiamenti radicali, paragonabili a quelli avvenuti 30 anni fa quando il cosiddetto ‘medico della mutua’ diventò ‘medico del servizio sanitario nazionale’. Non ci sarà un’organizzazione sanitaria unica, ma a livello locale e regionale tutto il sistema dovrà essere sottoposto a una grande sperimentazione in itinere. Questo congresso segna la svolta, testimoniata anche dal nuovo nome della nostra società scientifica, evocativo di questa rivoluzione. Il nuovo sistema dovrà essere focalizzato sulle malattie croniche e sul cosiddetto ‘Chronic care model’. A differenza della precedente organizzazione, generica e indifferenziata, quella futura sarà molto più specifica, in grado di adattarsi e di rispondere ai bisogni degli anziani, dei non autosufficienti, dei malati cronici, senza dimenticare le acuzie e i giovani. Anche se ciascuna condizione clinica richiede intensità di cura e tempi diversi, ogni paziente deve avere pari dignità, diritti e attenzione”.
Il nuovo ruolo del medico di medicina generale è testimoniato anche dal progetto dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), di straordinaria importanza, che consentirà a 2.000 camici bianchi del territorio di prescrivere i farmaci innovativi sottoposti a Piano Terapeutico, facoltà finora limitata solo agli specialisti. “La decisione dell’AIFA – spiega il dott. Ovidio Brignoli, vicepresidente SIMG - pone rimedio a una situazione che risale a circa 15 anni fa e che abbiamo più volte denunciato. L’istituzione del Piano Terapeutico ha determinato ‘distorsioni’: parte dal presupposto che solo alcuni professionisti siano in grado di prescrivere determinate terapie e altri invece debbano essere privati di questa facoltà. Nessuno meglio del medico di famiglia è in grado di compiere l’intero processo di conoscenza, identificazione del paziente eleggibile, selezione della terapia appropriata, valutazione degli ‘outcome’”.
Il 31° Congresso nazionale SIMG si caratterizza anche per la rilevante presenza dei giovani medici, più di 600. “Non partecipano al congresso solo come uditori – conclude il dott. Cricelli -, in ogni sessione è previsto un giovane come discussant. Vogliamo costruire con loro il passaggio generazionale che sta portando alle nuove cure primarie”.
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