ANTONIO SANTUCCI: “L’ARTE E’ COMUNICAZIONE”

“Tutti i bambini sono degli artisti nati; il difficile sta nel fatto di restarlo da grandi”. E’ così che scriveva Pablo Picasso e se diamo per vera la sua affermazione allora possiamo dire che Antonio Santucci è riuscito a superare tale difficoltà e oggi, alle soglie dei 40 anni, è divenuto un noto pittore di stretta matrice iperrealista.
Salerno, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura) Antonio Santucci nasce a Benevento nel 1975 e fin dalla tenera età mostra la sua attitudine per le matite, i colori, i disegni e al mondo dell’arte indirizza i suoi studi. Dopo essersi specializzato in “Tecnico per il recupero dei beni architettonici” e aver lavorato presso lo studio “Art Sudio”, in qualità di disegnatore, il giovane pittore beneventano dal 1995 al 2001 collabora con “Vetreria artistica Expo Isolvetro”. Dal 2012 decide di dedicarsi esclusivamente alla pittura. Tante sono le mostre personali e collettive a cui partecipa: dalla Spoleto Arte all’International Art Fair di Roterdam (Olanda).
Tanti premi, riconoscimenti. Tante parole spese su Antonio Santucci anche da parte di celebri critici, tra cui Vittorio Sgarbi, Benedetta Spagnuolo o Elena Gollini.

E’ il volto umano a prevalere nelle opere del pittore. Un volto dai tratti vivi, un volto quasi parlante che incarna il caleidoscopio dei sentimenti e delle contraddizioni umane. Un volto che non mostra un uomo o una donna in versione eterea o angelica ma che vuole scoprire quel velo di Maya che cinge ognuno di noi e mettere a nudo l’essere che è racchiuso, celato, nascosto nei meandri e cuniculi dell’anima umana.

Antonio, che cosa vuol dire per te essere un artista?

“L’artista per me è colui che suscita ammirazione, curiosità e che esprime ricordi ed emozioni attraverso un talento. Dell’artista ci si fa sempre un’idea o troppo artigianale o troppo intellettuale. L’artista non è così facilmente definibile. Si potrebbe forse in primo luogo definirlo frutto del dono di apertura al mondo. Tutto ha origine dalle idee in movimento della vita che ci circonda e dalla nostra epoca.
L’artista deve innanzitutto saperci fare, deve imparare la tecnica con cui vuole esprimersi, anche se la tecnica da sola non fa l’arte. Oggi, viviamo valenze diverse rispetto ai grandi artisti del passato, si può vivere la totalità emotiva di una grande tela dove il colore, nel suo assoluto, può diventare unico protagonista del quadro.
Per me essere un artista vuol dire esternare il proprio “io”, porsi delle sfide difficili dimostrandosi all’altezza, coltivando l’estetica delle opere d’arte dei grandi maestri, non limitandosi ad uno stile specifico, che è sempre in evoluzione, ma reinventando l’arte.
Io sono legato a un’accezione romantica dell’artista del mondo d’oggi, che ha una sensibilità, non migliore, ma diversa dagli altri e dovrebbe catturare quello che è nella realtà quotidiana e rivelarlo nella sua tela, modificando l’ovvio”.

Nelle tue opere vediamo rappresentati soprattutto volti umani, perche?

“Prediligo i volti, ma non solo, anche se nelle mie ultime opere ho dipinto prevalentemente volti, in questo c’è qualcosa di molto classico, ma li rappresento attraverso un “effetto glamour”, che si ritrova sempre nelle mie opere, descrivendo in questo modo la ricerca dell’identità delle persone, nel mio processo creativo, mi ispiro alla bellezza, con le sue diverse varianti, ed in continua evoluzione.
Io dipingo innanzitutto per passione, la mia è una continua ricerca tra quello che vorrei e quello che sono, un dialogo capace di rinnovarsi ad ogni sguardo degli altri alle mie opere. Sono le persone, che mi fanno capire durante le mostre che qualcosa trasmetto, ma ancora tanto voglio dare.”

Che cosa ti colpisce di un volto tanto da farne un’opera d’arte?

“Un volto deve stimolarmi, altrimenti non riesco neanche ad iniziare a dipingerlo. Dopo, lo studio diventa momento fondamentale del lavoro, per la ricerca del taglio giusto entro i limiti del quadro. M’interessa la composizione e la struttura che sostiene l’immagine, costruiti come un “gioco di sguardi”, in cui l’osservatore esterno inconsapevolmente entra a farne parte.
La scelta del soggetto esprime già il temperamento di chi la attua, risponde alla necessità di dare forma visibile alle mie concezioni e ai miei ideali artistici. Io esprimo ciò che percepisco organizzando tale visione nel quadro, che è una superficie “limitata” e l’essenza della mia pittura è riprodurla entro quel limite. Io dipingo ciò che vedo secondo una mia “idea figurativa”, ma è nell’immedesimarsi nei soggetti da parte dell’osservatore lo scopo della mia pittura. Le persone si riconoscono negli stato d’animo dei soggetti dei miei quadri, questa è la magia che intendo trasmettere!
Io attraverso i volti rappresento sensazioni che appartengono a tutti, parto da un presupposto: l’uomo non può fare a meno di descrivere la natura e se stesso. Vorrei spiegare cosa mi porta a dipingere volti, ma è difficile formulare ciò che si cerca quando questa ricerca non è ancora resa del tutto, come è difficile spiegare ciò che si sta vivendo quando si è presi dal dipinto.”

Quale significato è racchiuso nelle tue opere?

“Nella graduale lettura dei miei dipinti si può cogliere, oltre la parvenza esteriore, un’analisi sull’universo dell’individuo contemporaneo, in maniera concreta e visibile a tutti.
Sicuramente nelle mie opere c’è l’esaltazione dei dettagli dei volti, che appartengono ad un percorso verso l’iperrealismo, ma solo per quanto riguarda l’aspetto tecnico-esecutivo, non ho mai seguito le mode e mi considero in un certo senso un pittore “indipendente”. Indubbiamente sento in qualche modo alcune influenze, ma nei miei lavori sono me stesso, nell’esprimere sentimenti pensieri ed emozioni, speranze e desideri, per poi riuscire a raccontarli sulla tela.
Il mio messaggio è: osservate, ascoltate, guardatevi dentro, l’essere umano è un mondo meraviglioso da scoprire. Ogni mia opera , prima di arrivare sulla tela, si forma nella mia mente, la realizzazione è la conclusione di un lungo lavoro interiore. Solitamente è la bellezza il fattore scatenante, o ciò che intendo tale, ognuno merita di piacersi, rispettarsi e sentirsi bene col proprio corpo, non di essere discriminato”.

Come definiresti la tua pittura?

“La mia pittura è un pensiero che prende forma in espressione, con la volontà di sedurre non solo la vista, ma anche l’animo. L’arte è comunicazione, dovrebbe unire la bellezza che può suscitare un’immagine alla bellezza e alla forza del pensiero dell’uomo.
Sono sempre stato molto attento allo studio dell’anatomia, fortemente ancorato al classico per quanto riguarda i processi , le mie figure sono quasi dei modelli matematici, poi c’è uno strato quasi iperrealista molto definito, che infine viene sviluppato nella composizione. Cerco sempre di catturare il modo in cui la luce avvolge i soggetti, tra le ombre e l’impatto delle sue forme sfumate in contrasto tra loro. Nella mia pittura non ci sono linee che fanno emergere il soggetto, ma passaggi di colore”.

Per te attualmente che rapporto sussiste tra arte e società?

“Il rapporto tra arte e società muta nel tempo e nello spazio, in particolare varia il significato di arte. Da sempre l’arte viene ritenuta una delle attività universali e distintive della specie umana, un fenomeno che accompagna la sua intera storia. Essa a volte è considerata un sistema di comunicazione simbolica, un essenziale elemento organizzativo di culture e costumi. L’arte può avere ancora una funzione sociale, anche se sono cambiati i riferimenti storici. Dovrebbe essere ancorata alla società, percepita come uno strumento libero di visione del mondo. Io vedo la società come un insieme di singoli individui, e li rappresento nella loro solitudine, ma anche nella loro natura più intima e quindi riconoscibile. La funzione sociale dell’arte, in un’era moderna dominata dalla meccanicizzazione esasperata e dall’affermarsi di tecnologie che mirano più alla quantità che alla qualità, diventa un forte punto di riferimento, per riaffermare l’essenza della natura umana, per esaltare il suo “genio”, inteso come talento naturale, libero ed estroso, capace di volare per i percorsi infiniti della sua creatività. L’artista, sia esso scrittore, poeta, musicista, pittore, non può essere inquadrato in schemi rigorosi, né essere analizzato scientificamente, in quanto il suo lavoro è frutto di spontaneità, autenticità, immediatezza, applicate in maniera inconfondibilmente personale. Il discorso sarebbe lungo, solo alcune osservazioni: L’arte è il modo con il quale vediamo le cose, ma anche il modo per renderle e comprensibili agli altri. Se l’arte deve avere anche una funzione sociale, tanto più deve essere fruibile da tutti; oggi frequentemente non è così . Ma anche la critica dovrebbe aiutare a capire, invece di entrare dentro processi incomprensibili. La nostra società è soprattutto confusa, l’arte è vissuta ai margini e anche in modo distorto. L’arte è comunicazione, dovrebbe unire la bellezza che può suscitare un’immagine alla bellezza e alla forza del pensiero dell’uomo”.
Intervista a cura di Sabrina Vitiello per "Il Volto"
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