Sicurezza: più di 2mila infrazioni nei cantieri edili irpini

Il bilancio: operai “trapezisti” nei cantieri non a norma. Ponteggi, sottoponti e parapetti fuori legge. Mancanza di guanti, caschi protettivi e piani operativi di sicurezza. Ancora Pmi edili che non mandano gli operai a lezione di formazione preventiva.
Atripalda, (informazione.it - comunicati stampa - economia) Più di 300 luoghi di lavoro perlustrati, 559 visite svolte per un totale di 2303 infrazioni. E’ il bilancio della campagna di controlli effettuati nei primi dieci mesi dell’anno dai tecnici del Centro per la Formazione e Sicurezza in Edilizia della provincia di Avellino nei cantieri edili irpini. I dati emergono dall’ultimo rapporto dell’Osservatorio statistico dell’Ente bilaterale di Atripalda: un monitoring analitico che stila la mappa dei rischi più frequenti a cui vanno incontro gli operai del comparto domestico delle costruzioni.
La diagnosi finale non è certamente incoraggiante. Risultato: impianti elettrici fatiscenti, macchinari obsoleti, mancanza di guanti e caschi protettivi. Disattesi anche diversi piani operativi di sicurezza prescritti dal Testo Unico 81/2008 sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Ma il pericolo più grande arriva dall’alto. Dopo aver osservato a terra, i tecnici del Cfs guardano in aria. Ed è da qui che piovono le maggiori infrazioni riscontrate nell’edilizia irpina: in tre casi su 10 si tratta infatti di violazioni della normativa di settore sui ponteggi spesso e volentieri non protetti. In pole position fra le irregolarità, l’allestimento di impalcature non idonee, quando si costruisce un fabbricato, dove si registrano principalmente assenza o inadeguatezza di sottoponti, cioè di ponti di sicurezza obbligatori per legge in tutti i piani di lavoro del ponteggio. Poi intavolati non a norma, che per regola devono essere sicuri perché sono la base su cui l’operaio si muove e cammina per svolgere i suoi esercizi lavorativi, e parapetti non adeguati.

Il dossier statistico esamina il periodo che va da gennaio ad ottobre 2010. In quest’arco temporale, gli analisti del Cfs Edilizia di Atripalda disegnano la cartina delle inadempienze riscontrate nei 300 cantieri irpini, verificati più volte, per un totale di 559 visite di consulenza.
Nove le categorie che strutturano il report: impianti di cantiere, dispositivi di protezione individuale, adempimenti, scavi, impianti elettrici, macchine, ponteggi-andatoie-ponti, servizi igienico assistenziali, lavori in sotterraneo. Ognuna delle classi, oggetto di verifica, riporta sia il numero delle infrazioni registrate per sottocategoria di appartenenza sia il numero totale delle inosservanze individuate nel periodo temporale preso in considerazione. Ogni inadempienza è poi calcolata in valore assoluto ed in percentuale rispetto al totale delle infrazioni censite.

E’ nei ponteggi (le impalcature indipendenti dalla struttura dell’edificio sui cui si lavora e realizzate per garantire la sicurezza di chi opera in un cantiere edile) che lo screening riscontra sul territorio provinciale le maggiori infrazioni. L’Osservatorio Cfs conta, infatti, 759 violazioni che equilvalgono al 32,9 per cento del totale delle inosservanze evidenziate nei primi dieci mesi dell’anno. La normativa di settore stabilisce che quando si fanno lavori superiori a 2 metri di altezza è necessario ricorrere a sistemi di protezione per evitare cadute dall’alto sia di cose che di persone. Su questo fronte, i dati territoriali evidenziano diversi gap. Primo fra tutti la mancanza di sottoponti ovvero di ponti di sicurezza messi al di sotto del piano di lavoro. Quando si costruisce un fabbricato, la legge, in pratica, prevede la realizzazione di sottoponti, a distanza non superiore di 2 metri e 50 centimetri dal ponte base di lavoro, funzionali a scongiurare la caduta di materiale dall’alto. Qui le infrazioni, nei cantieri edili irpini, arrivano a quota 151: il 6,5 per cento del totale registrato.
E gli allarmi continuano negli intavolati pericolanti (base di lavoro che deve essere realizzata con tavole fra loro aderenti e fissate in modo da non scivolare) e parapetti inadeguati, non messi in totale sicurezza con inadempienze che ammontano rispettivamente a 135 (5,8%) e 124 (5,3%) casi nel periodo oggetto d’analisi.

Seconda disattenzione identificata: i dispositivi di protezione individuale quando si opera in un cantiere. Si tratta dell’attrezzatura indossata dal lavoratore per proteggerlo contro i rischi che possono minacciare la sicurezza o la salute durante il lavoro. Su questo fronte le infrazioni ammontano complessivamente a 518 (22,49% sul totale registrato). Nel dettaglio, le inosservanze più frequenti sono il mancato utilizzo di elmetti (222) e guanti di protezione (91). Seguono, con 70 inadempienze, l’assenza generale nei cantieri locali di documentazione tecnica propedeutica alla fornitura di dispositivi di protezione.

Sul podio generale della classifica nera delle irregolarità più numerose entrano anche, al terzo posto, gli adempimenti di natura organizzativa con il 17,8 per cento del totale delle infrazioni che tradotto in valore assoluto vuol dire 410 casi di illeciti individuati. Da gennaio ad ottobre 2010, i tecnici del Cfs registrano nei cantieri della provincia di Avellino 81 violazioni (3,7%) per mancanza di piani operativi di sicurezza, 70 inosservanze per totale carenza di notifiche preliminari cioè l’obbligo di comunicare all’Asl e all’Ispettorato del Lavoro di competenza l’inizio di un lavoro edile. Terzo lacuna: informazione e formazione dei lavoratori. Sessantatrè infrazioni, pari al 2,7 per cento del totale, che misurano, in sostanza, il dato delle imprese edili endogene che non hanno ancora provveduto a far svolgere ai propri lavoratori una formazione preventiva di 8 ore obbligatoria per legge già con la 626.

Ma le infrazioni non finiscono qua. Ed investono altri campi d’intervento lavorativo come i macchinari adoperati per un cantiere che difettano di protezioni adeguate (10,2% delle infrazioni sul totale) e gli scavi di lavoro dove l’inosservanza più comune è rappresentata dall’assenza di appropriati transennamenti (58 casi di settore). Problemi anche per gli impianti di cantiere dove, ad esempio, recinsioni non sicure, che delimitano un’area di lavoro, si manifestano in 47 casi d’infrazione.
Irregolarità anche sul fronte degli impianti elettrici in cui vengono captate 19 violazioni per mancanza di dichiarazione di conformità dello stesso impianto. Anomalie infine anche nei servizi igienico-sanitari con 19 inadempienze ma che incidono sensibilmente sul totale delle infrazioni, pesando solo per lo 0,8 per cento. In misura ancor più moderata i lavori in sotteraneo. L’analisi segnala una sola infrazione nei dieci mese d’esame riscontrata, nello specifico, nei dispositivi di segnalazione.

“I dati che emergono – spiega Giovanni Solimene, direttore del Cfs irpino – sono senza dubbio preoccupanti. Ma non rappresentano una novità. Ancora oggi, i nostri cantieri registrano delle evidenti inadempienze che colpiscono in maniera trasversale imprese e manodopera”. “Se le nostre aziende edili, da quanto sondiamo, - continua – non mandano i propri lavoratori a fare formazione obbligatoria, se i nostri operai non hanno ancora compreso che sistemi di protezione, come l’utilizzo di casco e guanti, rappresentano la prima forma di tutela necessaria per la propria integrità fisica, se c’è carenza organizzativa nella costruzione di un ponteggio, significa che faremo, purtroppo, sempre i conti in Irpinia con gli incidenti e gli infortuni mortali”.
Secondo Solimene per invertire il trend è necessario: “far capire sempre più l’importanza della sicurezza nei luoghi di lavoro, elemento essenziale che deve entrare a pieno titolo e diritto nei processi produttivi come importante valore aggiunto”.
“Come Cfs, puntiamo – afferma Michele Di Giacomo, presidente dell’Ente paritetico di Atripalda - ad una formazione sempre più capillare ed incisiva che possa coinvolgere tutti gli attori interessati come datori di lavoro, tecnici e maestranze”. “Con un’attività didattica di settore – aggiunge – ci poniamo proprio l’obiettivo di ridurre ed eliminare nel tempo le irregolarità per portare le imprese ad elevati standard di sicurezza”.
“Non a caso – precisa Solimene – le persone che hanno partecipato ai nostri corsi di formazione hanno cambiato in meglio il loro atteggiamento nei confronti della prevenzione e sicurezza. Inoltre inculcare un buon e fattivo insegnamento vuol dire anche far uscire, dalle nostre aule, allievi portatori di un importante know-how culturale in grado di trasferirlo anche agli altri nel momento in cui si lavora in cantiere”.
“Per questo – conclude Di Giacomo – è necessario investire maggiormente in formazione professionale. Leva che va vista non come un obbligo ma come fattore prioritario per proteggere la vita lavorativa in edilizia”.
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