Interamente dedicata al Tibet la rassegna cinematografica d’essai di Ravenna Festival 2012

Sette giorni in Tibet
Forlì, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura) Ravenna Festival d’essai 2012: un focus dedicato al Tibet. Sarà interamente dedicata al Tibet la rassegna cinematografica d’essai – presentata oggi dal direttore artistico Franco Masotti - che il Festival propone come preludio ad uno dei temi centrali della XXIII edizione. Ravenna Festival 2012 dedica, infatti, al Paese delle Nevi una densa settimana di appuntamenti dal titolo ‘Sette giorni in Tibet’ che, come una sorta di festival nel festival, dal 5 all’11 luglio presenta concerti, danze e antiche cerimonie con l’obiettivo di offrire un’immagine non superficiale o ‘esotica’ di una terra dalle tradizioni millenarie.

Giunta alla sua seconda edizione Ravenna Festival d’essai (dedicato lo scorso anno all’Africa) si compone quest’anno di cinque appuntamenti, tutti al Cinema Corso, programmati dal 3 al 28 maggio. Cuore della rassegna, che intende mettere in luce la situazione storicamente e politicamente drammatica del Tibet, il focus dedicato alla produzione filmica e documentaristica dei cineasti indipendenti Ritu Sarin (nata a New Delhi) e Tenzing Sonam (nato a Darjeeling, ma da genitori tibetani rifugiati). Sarin e Sonam, coppia artistica e nella vita, hanno iniziato a produrre film sin da quando erano studenti all’inizio degli anni ’80; da allora, come White Crane Film (la loro casa di produzione), hanno realizzato documentari, video installazioni e un film a soggetto (premiato al Toronto International Film Festival).

La rassegna d’essai 2012 presenta un lungometraggio e quattro documentari (tutti sottotitolati in italiano), da loro realizzati nell’arco degli ultimi quindici anni, che raccontano in modi diversi – assieme al “classico” Kundun di Scorsese - un Paese che sta perdendo progressivamente la propria identità, mettendo in luce la caparbietà del popolo tibetano nella resistenza, nonostante i sacrifici umani elevatissimi, all’invasione cinese. Sullo sfondo quell’aura di spiritualità, religiosità e devozione alla potente figura del Dalai Lama, che ne caratterizza l’affascinante cultura millenaria. I due cineasti, focalizzandosi sulla complessa situazione tibetana, indagata nelle sue diverse sfaccettature, attraverso i loro film tentano di documentare, porre quesiti, indurre a riflettere su questioni come esilio, identità culturale e aspirazione politica a fronte della diaspora tibetana; e allo stesso tempo, di dissipare quelle rappresentazioni stereotipate del Tibet e della sua cultura, che hanno trovato diffusione nell’immaginario occidentale. Temi che saranno al centro anche dell’incontro con i due registi, che il 28 maggio precederà la proiezione dell’ultimo documentario della rassegna.

Ciak sulla rassegna giovedì 3 maggio con Dreaming Lhasa (2005), primo lungometraggio di genere fiction prodotto dalla coppia di cineasti. Incentrato sull’incontro tra Karma, regista tibetana trapiantata a New York, a Dharamsala in cerca delle sue radici e Dhondup, ex monaco fuggito dal Tibet che torna in India per adempiere l’ultimo desiderio della madre, il film narra del viaggio che intraprenderanno alla riscoperta del sé.

Lunedì 7 maggio la programmazione prosegue con Kundun (1997) di Martin Scorsese. Il film ripercorre, dal ritrovamento all’investitura, la reincarnazione umana del Buddha della Compassione, il successore del 13° Dalai Lama (morto nel 1933) in un bambino di due anni, il Kundun appunto.

Lunedì 14, nel documentario The Sun Behind the Clouds (2010) fulcro della narrazione sono la delicata situazione tra Tibet e Cina, i tentativi di trovare una soluzione pacifica all’invasione da parte del Dalai Lama, la speranza diffusa tra la giovani generazioni tibetane di raggiungere l’indipendenza.

The reincarnation of Khensur Rinpoche (1991) e il sequel The Thread of Karma (2007) saranno proiettati nella serata di lunedì 21 maggio. La storia del monaco Choenzey e della ricerca della reincarnazione del suo maestro defunto Khensur Rinpoche ripercorsa nel primo, prosegue nel secondo, a sedici anni di distanza. I registi seguono la vita del giovane monaco, che aspira ad essere all’altezza della sua precedente incarnazione ed esplora la toccante relazione con le due persone a lui più vicine, l’aiutante e il maestro spirituale.

Nell’ultima serata, infine, lunedì 28 maggio, doppio appuntamento: l’incontro con i registi e a seguire The Shadow circus: The CIA in Tibet (1998), realizzato con materiali d’archivio e interviste ai combattenti della resistenza e agli agenti segreti della CIA sopravvissuti. Il documentario rivela così, per la prima volta, un capitolo sconosciuto della storia recente del Tibet, il coinvolgimento della CIA contro l’invasione cinese, ribaltando tutti i preconcetti anche sui servizi segreti americani.

Info 0544 249244 – www.ravennafestival.org
Biglietto 5 euro.
Tutte le proiezioni avranno inizio alle 21. Per l’appuntamento del 28 maggio alle 21 l’incontro con i registi ed a seguire, alle 22 circa la proiezione.

Ritu Sarin e Tenzing Sonam
Ritu Sarin (New Delhi) e Tenzing Sonam (Darjeeling, da genitori tibetani rifugiati) sono una coppia di registi che ha iniziato a produrre film sin da quando erano studenti, all’inizio degli anni ’80. Da allora, come White Crane Film (la loro casa di produzione) hanno realizzato documentari, video installazioni e un film a soggetto (premiato al Toronto International Film Festival). Focalizzando sulla complessa situazione tibetana, indagata nelle sue diverse sfaccettature, attraverso i loro film tentano di documentare, porre quesiti, indurre a riflettere su questioni come esilio, identità culturale e aspirazione politica a fronte della diaspora tibetana; e allo stesso tempo, di dissipare quelle rappresentazioni stereotipate del Tibet e della sua cultura, che hanno trovato diffusione nell’immaginario occidentale.
Vivono attualmente tra New Delhi e Dharamshala.

giovedì 3 maggio, ore 21 Dreaming Lhasa (2005, 90 min) tibetano/inglese sottotitoli in italiano
Karma, una regista tibetana da New York va a Dharamsala, sede centrale nell’India del nord, per fare un documentario su dei prigionieri che erano scappati dal Tibet. Vuole ritrovare le sue radici ma sta anche scappando da una relazione in via di rottura. Uno degli intervistati di Karma è Dhondup, ex monaco che è appena fuggito dal Tibet. Le confida che la reale ragione per cui è tornato in India è adempiere l’ultimo desiderio di sua madre sul punto di morte, cioè portare un cofanetto ad un combattente della resistenza scomparso da tempo. Karma si innamora di Dhondup e si appassiona alla sua ricerca, che diventa un viaggio nel passato fratturato del Tibet e un percorso alla riscoperta di sé. Questo è il primo lungometraggio di genere fiction prodotto dalla coppia di cineasti.

lunedì 7 maggio, ore 21 Kundun (1997, regia di Martin Scorsese, 134 min)
Tibet 1937. In una famiglia di contadini viene trovato in un bambino di due anni il Kundun, la reincarnazione umana del Buddha della Compassione, il successore del 13° Dalai Lama, morto nel 1933. Si segue la sua crescita (a due, cinque, dodici anni) e formazione fino all’investitura che avviene a diciotto anni. Intanto nel 1950 l’esercito della Repubblica Popolare Cinese invade il Tibet. Nel 1953 il 14° Dalai Lama cerca una collaborazione costruttiva col governo degli invasori ma, dopo un colloquio a Pechino col presidente Mao Tse Tung, rinuncia. Scoppiata una rivolta nel 1959, duramente repressa, il Dalai Lama ripara in India.
Il film è liberamente tratto dal libro autobiografico La libertà nell’esilio, del Quattordicesimo Dalai Lama del Tibet, Tenzin Gyatso.

lunedì 14 maggio, ore 21 The Sun Behind the Clouds (2010, 79 min) Inglese/mandarino/tibetano, sottotitoli in italiano
Sono passati 50 anni dall’invasione del Tibet da parte della Cina. Il Dalai Lama, capo spirituale e religioso del Tibet ha vissuto in esilio la maggior parte della sua vita, cercando di trovare una soluzione pacifica per la questione tibetana rinunciando all’obiettivo dell’indipendenza, in un tentativo di giungere ad un compromesso con la Cina. I suoi sforzi però sono falliti e la sua gente è ancora più frustrata. Il film non solo mostra la difficile situazione in Tibet, il confronto tra la polizia, i monaci e la gente, ma anche cosa sta succedendo nel cuore della popolazione. Questo, attraverso la presentazione di opinioni diverse, incluse quelle della generazione più giovane che spesso, diversamente dal Dalai Lama, ritiene che il Tibet debba essere completamente indipendente.

lunedì 21 maggio, ore 21
The reincarnation of Khensur Rinpoche (1991, 50 min) tibetano/inglese, sottotitoli in italiano
Choenzey è un monaco di 47 anni che vive in un monastero di rifugiati tibetani nel sud dell’India. Il suo maestro spirituale, Khensur Rinpoche, un lama assai riverito, è morto da quattro anni. In base ad una credenza tibetana, presto si reincarnerà ed è sua responsabilità, in quanto suo più vicino discepolo, trovare la reincarnazione e custodirla. Il film segue la ricerca di Choenzey e la sua futura scoperta di un vivace ma dolce bambino di quattro anni, riconosciuto come la reincarnazione da Sua Santità il Dalai Lama e dall’Oracolo dello Stato tibetano. Senza sentimentalismi, il film cattura la commovente relazione che si instaura tra l’ex discepolo e il suo giovane maestro.
The Thread of Karma (2007, 50 min) tibetano/inglese, sottotitoli in italiano
Sedici anni dopo aver girato The reincarnation of Khensur Rinpoche, i registi rivisitano la reincarnazione di Phara Khenchen Rinpoche, nel monastero di Drepung, nel sud dell’India, dove è stato cresciuto in base alle antiche tradizioni della vita monastica buddhista tibetana. Choenzey, il suo devoto discepolo continua a prendersi cura di lui. Il film offre uno sguardo intimo nella vita di un giovane monaco, mentre aspira ad essere all’altezza della reputazione della sua precedente incarnazione ed esplora la toccante relazione con le due persone a lui più vicine, l’aiutante e il maestro spirituale, che gli erano legati nella sua precedente vita. Focalizzando su questi rapporti che trascendono l’esistenza, il film dipinge un toccante ritratto del Rinpoche anche come demistificazione della tradizione buddhista tibetana della reincarnazione.

lunedì 28 maggio
ore 21 Incontro con i registi Ritu Sarin e Tenzing Sonam (in inglese con traduzione)
ore 22 Inizio proiezione The Shadow circus: The CIA in Tibet (1998, 50 min) tibetano/inglese, sottotitoli in italiano
Il popolo tibetano è noto per essere devotamente religioso e pacifico. È meno conosciuto il fatto che in migliaia insorsero contro le forze di invasione della Cina Comunista alla quale dichiararono guerriglia. Da metà del 1950 fino al 1969 furono aiutati da un improbabile alleato, la CIA. Questo progetto, denominato in codice ST Circus, fu una delle operazioni rimaste più a lungo segrete, ma i tibetani erano semplicemente parte di una politica di destabilizzazione del regime comunista e quando questa non fu più applicata, vennero abbandonati. Realizzato attraverso materiali d’archivio unici e interviste ai combattenti della resistenza e agli agenti segreti della CIA sopravvissuti, il film rivela per la prima volta un capitolo sconosciuto della storia recente del Tibet e ribalta tutti i preconcetti anche sui servizi segreti americani.
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Giancarlo Garoia
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