Alenia. “Uscita di sicurezza” per azienda e sindacato

Politecnico di Napoli, Storia dell’Aeronautica in Campania a Roma riparte la trattativa tra Alenia e sindacati. Curiosamente, Lunedì 7 novembre al Politecnico di Napoli si celebrerà la Storia dell’Aeronautica in Campania, nelle stesse ore a Roma si stringerà sulla vertenza Alenia che, qualunque sarà l’esito, certamente ridefinirà i profili futuri del comparto aeronautico campano e nazionale.
Napoli, (informazione.it - comunicati stampa - economia) Curiosamente, Lunedì 7 novembre al Politecnico di Napoli si celebrerà la Storia dell’Aeronautica in Campania, nelle stesse ore a Roma si stringerà sulla vertenza Alenia che, qualunque sarà l’esito, certamente ridefinirà i profili futuri del comparto aeronautico campano e nazionale. Nello stesso giorno quindi uno sguardo rivolto al passato, forse una coincidenza, certamente una possibilità che rende possibile capire quel futuro da ricostruire.

Lasciando fuori le posizioni dei troppi personaggi che pure hanno trovato spazio sulla stampa napoletana e che non sono stati utili a capire le argomentazioni dell’azienda né quelle dei lavoratori, noi pensiamo che questa vicenda Alenia, rappresenti un banco di prova per un pezzo importante della classe dirigente campana. L’intero Paese Italia è in questo caso di fronte allo spartiacque che si propone almeno ogni ventennio: decidere se restare e crescere oppure lasciarsi ‘espellere’ progressivamente da un comparto industriale come quello aeronautico, dove il sistema delle imprese, cosi come avviene in tutti i paesi al mondo, deve decidere grandi investimenti finalizzati a poche scelte strategiche, che però pussono comprometterne o garantirne la sopravvivenza futura. Una grande assunzione di responsabilità che ricade non solo sul management dell’azienda, è un passaggio che non può fare a meno delle opzioni politiche e del consenso delle maestranze e di un vasto pezzo della società intera. Il caso di Alenia è una vertenza molto complessa di quella del gruppo Fiat che partiva dall’assunzione di una strategia industriale della proprietà che spostava il baricentro dell’azienda fuori dal nostro Paese. Alenia è nazionale per definizione, il Tesoro ne detiene la maggioranza delle quote azionarie perché è ritenuta strategica per la Difesa e per l’economia dell’intero Paese, il management ha il dovere di proporre un percorso che consenta al nostro Paese di salvare l’industria aeronautica nazionale, al sindacato e alla ‘società civile’ spetta quello di discuterne i contenuti in una logica d’interesse generale per contribuire a ristrutturare il sistema dell’impresa. Alenia oggi deve ‘rinascere’ per riposizionandosi nel mercato internazionale del lavoro. L’alternativa e ‘mollare’ lasciando che anche questo pezzo d’industria nazionale si consumi fino ad uno zoccolo garantito dal mercato domestico e dagli ‘offset’.
Una situazione difficile e complessa che si propone in un momento grave per l’economia dell’intero Paese Italia. Il tempo non è una ‘variabile indipendente’, occorre decidere ora, nel momento in cui la classe politica è debole e distratta, molti pezzi del management di Finmeccanica sono delegittimati non solo da errori di scelte strategiche e il gruppo dirigente Alenia paga incompetenze, ritardi e gravi errori industriali come la decisione di partecipare al programma di collaborazione con i russi di Sukhoi, imposto da Palazzo Chigi e supinamente accettato da un management servile.
Si discute con i sindacati un piano industriale ‘pesante e costoso’, in alcuni aspetti costruito su obiettivi e auspici, quindi non privo d’incertezze per il futuro. Credo che molti errori pesino sul gruppo dirigente dell’azienda aeronautica e ne minano la credibilità, come gravi sono le responsabilità dei governi regionali che finora hanno rinunciato a una politica industriale, come anche gravi sono le responsabilità di un sindacato non ha mai voluto vedere sperperi e inefficienze, diviso da sigle che correvano a firmare qualsiasi accordo e altre che specularmente erano contrarie a tutto. Quindi, credo che oggi nessuno sia autorizzato a tirarsi fuori, sapendo che la Campania è il territorio che pagherà il costo più alto. Nessuno sarà licenziato, ma i siti campani perderanno al netto del programma di ristrutturazione, almeno 1000 posti di lavoro. Lasceranno l’azienda quelle ‘risorse pregiate’, professionalmente formate sui programmi che in questo ventennio hanno fatto crescere l’azienda, anche se in questi anni non sono bastati a evitare schiere infinite di ‘superconsulenti’. L’intesa che occorrerà raggiungere dovrà trovare quell’equilibrio dei ‘pesi’ tra i territori e convincere tutti che ‘le pretese della politica sono fuori dai cancelli di Alenia’ e non ci sarà più lo spazio nel consiglio di amministrazione della principale azienda aeronautica del Paese Italia per le ambizioni e le manovre degli amministratori locali e dei portaborse dei ministri. Un nuovo e accreditato gruppo dirigente aziendale dovrà guidare la nuova stagione dell’azienda e il sindacato dovrà ritrovare la rappresentatività e valorizzare le competenze per ritagliarsi spazi reali di governo del sistema impresa, consapevole che per i lavoratori sono valori di riferimento la conoscenza, il merito, la formazione e la partecipazione, le motivazioni e la condivisione dei lavoratori degli obiettivi sono patrimonio dell’azienda e una condizione necessaria per stare sul mercato e vincere la competizione.
Antonio Ferrara
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