I segreti della mensa del conclave: cosa mangiano e cosa è vietato ai cardinali elettori

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Redazione Interno Redazione Interno   -   Il conclave, che si apre oggi nella Cappella Sistina con l’ingresso dei 133 cardinali chiamati a eleggere il nuovo pontefice, non è solo un rito spirituale ma anche un evento organizzativo minuzioso, dove persino i pasti seguono regole precise. La tradizione, che affonda le radici nel Medioevo, prevede una dieta bilanciata, pensata per sostenere lo sforzo fisico e mentale richiesto da giorni di delibere e preghiera.

Tra le curiosità meno note c’è la cosiddetta "pasta del conclave", introdotta da Gregorio X nel XIII secolo per garantire pasti semplici ma nutrienti. Si tratta di piatti leggeri, spesso a base di verdure e cereali, evitando eccessi che possano appesantire i partecipanti. Il cognac, invece, è una concessione storica: permesso in quantità moderate, soprattutto la sera, per favorire il riposo. I dolci, invece, sono banditi tranne che la domenica, giorno in cui si allenta leggermente la rigidità del protocollo.

La preparazione dei pasti è affidata alle Suore Elisabettine, che operano in una cucina adiacente alla Casa Santa Marta, dove i cardinali alloggiano. Il menù, approvato dalla Prefettura della Casa Pontificia, alterna proteine magre, carboidrati integrali e abbondanti porzioni di frutta e verdura. «Un’alimentazione equilibrata aiuta la concentrazione», spiega il nutrizionista Giorgio Calabrese, sottolineando come la scelta degli ingredienti miri a evitare sonnolenza o affaticamento.

Vietati, invece, cibi troppo elaborati o speziati, così come le bevande gassate. Le portate sono servite senza ostentazione, in linea con lo spirito di sobrietà che caratterizza l’intero conclave. Persino il pane, simbolo eucaristico, viene preparato con farine non raffinate, seguendo una ricetta che risale almeno al Settecento