La pagella del Mef sulle riforme: bilancio positivo, ma le incognite restano

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INTERNO

Mentre l’Italia prosegue il percorso di riforme previsto dal Piano strutturale di bilancio, il ministero dell’Economia traccia un primo bilancio, definendolo "positivo". Gli impegni presi con Bruxelles, che ha concesso al governo un allungamento da quattro a sette anni per la correzione dei conti pubblici, richiedono però un’accelerazione su alcuni fronti, tra cui la giustizia e il mercato dei capitali. Se da un lato i progressi sono tangibili, dall’altro le scadenze intermedie fissate nel documento impongono un ritmo serrato, con margini di flessibilità ridotti.

Giancarlo Giorgetti, intervenuto a margine dell’Ecofin informale di Varsavia, ha escluso l’ipotesi di una manovra correttiva, nonostante il ridimensionamento delle previsioni di crescita per il 2025, attestatesi allo 0,6%. «I profili di contabilità non cambiano», ha precisato il ministro, sottolineando come il rientro dall’indebitamento sarà comunque più lento del previsto. Una posizione che, a suo dire, trova riscontro nel giudizio delle agenzie di rating, le quali avrebbero riconosciuto la "corretta e prudente" gestione della finanza pubblica da parte dell’esecutivo.

Intanto, il Documento di finanza pubblica – che ha sostituito il Def – si appresta a essere discusso in Parlamento. Oltre alle proiezioni ufficiali, che indicano una ripresa graduale fino all’0,8% nel triennio 2026-2028, il testo elabora quattro scenari di rischio: dall’inasprimento dei dazi commerciali alla volatilità dei mercati energetici, passando per le oscillazioni dei tassi di cambio e le tensioni finanziarie. Simulazioni che, seppur teoriche, fotografano le vulnerabilità di un’economia ancora esposta a shock esterni.