La giunta delle Camere penali annuncia l’astensione dalle udienze per protesta contro il decreto sicurezza

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La giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane (Ucpi) ha deliberato l’astensione collettiva dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nei giorni 5, 6 e 7 maggio, una scelta che segna una netta presa di posizione contro il pacchetto sicurezza approvato dal governo. L’organismo, che rappresenta gli avvocati penalisti, contesta un provvedimento definito «infornata di reati d’urgenza», introdotto bypassando i principi fondamentali del diritto penale.

Il decreto, pubblicato in Gazzetta Ufficiale nella notte tra l’11 e il 12 aprile ed entrato in vigore immediatamente, introduce 14 nuovi reati, molti dei quali legati a fenomeni come l’occupazione abusiva, i blocchi stradali e le truffe agli anziani. Tra le misure più discusse, l’inasprimento delle pene per chi partecipa a manifestazioni violente, con danni a veicoli o vetrine, e la stretta sulle false intestazioni delle sim telefoniche, che potrà costare agli esercenti fino a due anni di sospensione dell’attività.

Non mancano, tuttavia, disposizioni a tutela delle forze dell’ordine: l’obbligo delle bodycam, un fondo di sostegno legale fino a 10mila euro per agenti sotto indagine e norme che accelerano le restituzioni degli immobili occupati. Il testo, firmato dai ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e poi promulgato dal presidente Sergio Mattarella, ha suscitato reazioni contrastanti, con critiche rivolte soprattutto alla rapidità con cui è stato varato, senza un confronto approfondito in Parlamento.

L’Ucpi, nel denunciare quello che considera un attacco alle garanzie processuali, ha scelto una forma di protesta simbolica ma significativa, sospendendo per tre giorni l’attività forense. Una decisione che, sebbene non bloccherà del tutto il lavoro dei tribunali, segnala un malcontento diffuso tra gli operatori del diritto, preoccupati dall’erosione di principi come la proporzionalità delle pene e la presunzione di non colpevolezza.