Prada e Versace, un affare da un miliardo: Bertelli punta sull’autonomia del brand

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ECONOMIA

La storia del gruppo Prada, che da decenni naviga tra acquisizioni e partecipazioni in alcuni dei marchi più iconici della moda, si arricchisce di un nuovo capitolo. Dalle quote di Gucci e Fendi negli anni Novanta, passando per Jil Sander e Helmut Lang, il duo Bertelli-Prada ha sempre guardato con interesse alle opportunità di crescita. L’acquisto di Versace – un’operazione da 1,12 miliardi di euro – segna però una svolta, riaccendendo i riflettori sulla strategia finanziaria del gruppo milanese.

Donatella Versace, erede e volto del brand fondato dal fratello Gianni, ha accolto con entusiasmo l’ingresso nella "famiglia Prada". "Sono onorata che il marchio sia nelle mani di un’azienda italiana di cui mi fido", ha scritto sui social, ricordando l’ammirazione reciproca che legava il fratello a Miuccia Prada e Patrizio Bertelli. Un passaggio di consegne che, al di là dei numeri, assume un valore simbolico: quello di un’eccellenza del made in Italy che torna sotto il controllo di un gruppo nazionale.

In Borsa, intanto, il mercato ha premiato Prada, il cui titolo a Hong Kong ha guadagnato terreno (+2,4%), mentre Capri Holdings – la società americana che ha ceduto Versace mantenendo Michael Kors e Jimmy Choo – non ha beneficiato dello stesso slancio. Alcuni analisti, come quelli di Equita, hanno rivisto al ribasso le stime sul titolo, sottolineando come il rilancio del brand richiederà tempo. Ma Bertelli, intervistato dal Corriere della Sera, ha preferito concentrarsi sul valore intrinseco dell’operazione: "Quello che ci interessava era la storia di Versace, il suo significato nel mondo della moda".