Palermo, controllo mafioso su sagre e commercio carne: 11 arresti

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Preziosissime, in questo senso, sono state le testimonianze delle vittime che, ribellandosi al sistema criminale, hanno trovato il coraggio di denunciare di iniziativa e di collaborare con i carabinieri.

Un sistema di controllo basato sui rapporti di consanguineità che ha permesso al capomafia detenuto di mantenere il controllo del mandamento.

Allo scopo di eludere eventuali misure cautelari, infatti, Giuseppe Farinella e Giuseppe Scialabba avevano fatto risultare terze persone quali titolari rispettivamente di un centro scommesse di Palermo e una sanitaria di Finale di Pollina, sottoposti a sequestro, del valore di un milione di euro. (Rai News)

Ne parlano anche altri giornali

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Anche un ispettore di polizia penitenziaria in servizio al carcere di Voghera sarebbe stato "a disposizione" del boss Domenico Farinella. Colpo alla cosca delle Madonie. Operazione dei carabinieri. (TGR – Rai)

Le indagini hanno documentato gli assetti e le dinamiche criminali del mandamento mafioso di San Mauro Castelverde, che, all’indomani dell’operazione “Black Cat” dell’aprile 2015, ha serrato le fila e ha continuato ad operare sul territorio, imponendo il proprio potere, anche grazie ai rapporti di consanguineità. (Stretto web)

Qua nessuno si pente compà, San Mauro numero uno, perché mi voglio vantare, San Mauro è Corleone", dicevano senza sapere di essere intercettati. Gli uomini del clan di San Mauro Castelverde all'indomani dell'operazione "Black Cat" del 2016, avevano serrato le fila e continuato a imporre il proprio potere. (Sky Tg24 )

Alle vittime era imposto di pagare il pizzo o di acquistare forniture di carne da una macelleria di Finale di Pollina gestita da Giuseppe Scialabba, braccio destro di Giuseppe Farinella. Le attività hanno consentito di evidenziare il ruolo ricoperto da Giuseppe Farinella, figlio di Domenico, l’autorevole boss di cosa nostra all’epoca detenuto a Voghera (PV) in regime di alta sicurezza. (Diretta Sicilia )

Nel decreto di fermo di indiziati di delitto, emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo in collaborazione con la Direzione Distrettuale Antimafia, si legge che le indagini del procedimento hanno questa volta consentito di monitorare, in diretta, la fase esecutiva di due distinte estorsioni, di cui la prima già in parte perfezionata, ai danni dell’imprenditore Michelangelo Mammana, con riguardo alla quale sono sorti alcuni contrasti in merito al pagamento dell’ultima tranche di 5000 euro ed alla destinazione del denaro alla cassa della cosca. (Nebrodi News)