La casa degli sguardi, recensione: l'empatia secondo Luca Zingaretti per un film di persone e non personaggi
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L'esordio alla regia dell'attore ricorda quanto sia importante raccontare storie di persone normali, alle prese con una quotidianità da affrontare con dignità, sensibilità e umiltà. Un gentile memorandum rivolto anche al cinema italiano, che sembra preferire più l'apparenza alla sostanza. Ha molta ragione, Luca Zingaretti, quando scrive nelle note di regia del suo film d'esordio quanto "il dolore e la gioia sono fatti della stessa materia". (Movieplayer)
Su altre testate
La sensazione più dolorosa era l’impotenza. Gli sono stato vicino come ho potuto. (Corriere della Sera)
Luca Zingaretti esordisce alla regia cinematografica con il suo primo lungometraggio di finzione: La casa degli sguardi. LA SCUOLA DI DOCUMENTARIO DI SENTIERI SELVAGGI (Sentieri Selvaggi)
Ma quel male di vivere appartiene a tanti e Luca Zingaretti lo racconta con tocco lieve, senza enfasi, nel suo primo film da regista, La casa degli sguardi, liberamente ispirato all’omonimo libro di Daniele Mencarelli. (QUOTIDIANO NAZIONALE)
E ancora: «A vent'anni c'è ancora tanta strada da fare, però questo ragazzo ha un'anima ed è forse la cosa di cui più si sente la mancanza in questi anni. «È un film che parla del dolore, non in termini negativi, ma come ingrediente necessario per la felicità», spiega Zingaretti, «perché dolore e gioia sono fatti della stessa materia». (Vanity Fair Italia)
Il debutto alla regia regala a Luca Zingaretti un’altra giovinezza. (La Stampa)
Il suo primo film da autore e regista, «La casa degli sguardi», è la storia toccante del rapporto tra un figlio ventenne, troppo sensibile per sopportare il dolore di vivere, e un padre incapace di gestire tanta sofferenza, ma pron«to a sostenerlo ea proteggerlo sempre, semplicemente «essendoci», solido e amorevole senza bisogno di spendere troppe parole. (ilmattino.it)