I confini e le parole perdute

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Le parole. Quelle, sì, sono difficili da trovare, perché definirebbero un confine etico: ma bene e male «sono intrecciati» e quel confine «passa nel cuore di ciascuno», spiegava papa Francesco, non divide territori o gruppi umani. Eppure, sulle parole, dritte o ambigue, e sul loro utilizzo, si è basata una parte non piccola della battaglia per i cuori e le menti combattuta in questi diciannove mesi, dall’infame pogrom del 7 ottobre 2023 in terra d’Israele sino alla carestia annunciata, protratta e forse programmata nella Striscia di Gaza (Corriere della Sera)
La notizia riportata su altri media
Netanyahu minaccia l'assalto finale a Gaza. Intanto, la storica Foa e la senatrice a vita Segre si confrontano sul conflitto: "Tutt'e due le parti devono fare i conti con loro stesse o la guerra non avrà fine". (HuffPost Italia)
La profonda repulsione per Netanyahu “Nella storia e anche nel Medio Oriente abbiamo cambiamenti repentini che parevano impensabili fino al giorno prima”. Liliana Segre nutre ancora forte speranza per una svolta nel conflitto israelo–palestinese. (Il Riformista)
Appare essenziale confutare alcune tesi da lei sostenute, proprio in quanto in grado di influenzare l’opinione pubblica, seminando una confusione che potrebbe essere nociva al dibattito democratico. La Senatrice rappresenta una delle voci più autorevoli e lucide della comunità ebraica, una sorta di icona, nel bene come nel male, di un certo potere italiano. (La Fionda)

In un libro in uscita – Non posso e non voglio tacere – Segre torna per esempio a sottolineare le differenze fra un governo eletto, quello di Benjamin Netanyahu, e un gruppo terroristico totalitario, Hamas; e tuttavia il … (La Stampa)
«Non posso e non voglio tacere», così la senatrice Segre intitola un suo libro in uscita il 6 maggio per le edizioni Solferino e anticipato in un’intervista sul Corriere il 5 maggio. Un ampio panorama in cui anche i temi c… (La Stampa)
La senatrice Sostiene la soluzione "due popoli, due Stati", due popoli "entrambi guidati dalle componenti peggiori delle rispettive classi dirigenti che danno l’impressione di avere bisogno l’una dell’altra per restare in piedi" (L'Unità)