Il Tar del Lazio annulla circolare del ministero: “Medici possono curare Covid a casa come vogliono”

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In altra parole, i medici, secondo la sentenza del Tar, possono scegliere la terapia domiciliare che vogliono per curare i pazienti malati di Covid.

"Finalmente un punto fermo nella battaglia che portiamo avanti da due anni, è la fine della vigile attesa – ha commentato a sua volta il legale che è anche presidente del Comitati Cura Domiciliare Covid-19 – .

A cura di Ida Artiaco. Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su Covid 19 ATTIVA GLI AGGIORNAMENTI. (Fanpage.it)

La notizia riportata su altri giornali

"Le censurate linee guida, come peraltro ammesso dalla stessa resistente, costituiscono mere esimenti in caso di eventi sfavorevoli - osserva il Tar - In disparte la validità giuridica di tali prescrizioni, è onere imprescindibile di ogni sanitario di agire secondo scienza e coscienza, assumendosi la responsabilità circa l’esito della terapia prescritta quale conseguenza della professionalità e del titolo specialistico acquisito. (Adnkronos)

Il Tar annulla la Circolare nella parte in cui prevede la “vigilante attesa” nei primi giorni della malattia e pone indicazioni di non utilizzo di farmaci. Così il Tar del Lazio in una sentenza con la quale ha accolto un ricorso del Comitato Cura Domiciliare Covid-19. (Nordest24.it)

Covid, crolla altro mattone: Tar boccia circolare su vigile attesa - La prescrizione dell’Aifa, come mutuata dal ministero della Salute, contrasta con la richiesta professionalità del medico e con la sua deontologia (La Pressa)

«Il contenuto della nota ministeriale con quale, in merito alla gestione domiciliare dei pazienti con infezione da Sars-Cov-2, si prevedeva una “vigilante attesa” e la somministrazione di Fans e Paracetamolo, si pone in contrasto con l’attività professionale così come demandata al medico nei termini indicati dalla scienza e dalla deontologia professionale». (ilsipontino.net)

Il ricorso è stato presentata dal Comitato cura domiciliare Covid-19. I giudici ritengono che questo contenuto “si pone in contrasto con l’attività professionale così come demandata al medico nei termini indicati dalla scienza e dalla deontologia professionale”. (Il Fatto Quotidiano)