Partite Iva, si riaccende il dibattito sul ravvedimento speciale per gli anni pregressi

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ECONOMIA

Torna in discussione l’ipotesi di riaprire i termini del ravvedimento speciale per regolarizzare i conti con il fisco relativi agli anni precedenti, una misura che era stata introdotta lo scorso anno nell’ambito della cosiddetta "tregua fiscale". La sanatoria, pensata per incentivare le adesioni al concordato preventivo biennale (2024-2025), permetteva ai contribuenti con un alto Indice di affidabilità fiscale (Isa) di chiudere le posizioni pendenti dal 2018 al 2022 versando un’imposta sostitutiva con aliquote agevolate, fino a un massimo di mille euro per annualità. Il termine per aderire era scaduto il 31 marzo, ma ora il Parlamento sta esercitando pressioni sul governo per ripristinare la possibilità, estendendola anche a chi aderirà al concordato per il biennio 2025-2026.

La misura, che aveva registrato numeri inferiori alle attese, consentiva di regolarizzare i redditi già dichiarati, aumentati di una percentuale fissa legata al punteggio Isa: dal 5% per i contribuenti con il massimo dell’affidabilità fiscale (punteggio 10) fino al 50% per chi si attestava sotto il 3. Le aliquote variavano tra il 10% e il 15% per l’Irpef e il 3,9% per l’Irap, rendendo la sanatoria particolarmente vantaggiosa per chi aveva un buon storico contributivo. Tuttavia, la scarsa adesione ha spinto la commissione Finanze della Camera a sollecitare un ampliamento della finestra temporale, aprendo la strada a nuovi scenari per le partite Iva che intendono regolarizzare la propria posizione.