Draghi sbarca a Tripoli: ma l'Italia ha di fronte il caos

InsideOver INTERNO

La conferma arriva dal viaggio di Draghi: insieme a lui sono sbarcati anche il premier ellenico e quello maltese

Draghi ha parlato di un “incontro straordinariamente soddisfacente, caloroso e ricco di contenuti” con il suo omologo libico.

Mario Draghi sceglie Tripoli come prima visita ufficiale, ed arriva in un momento molto importante.

Ha scelto Tripoli come prima tappa all’estero dopo il suo ingresso a Palazzo Chigi, e questo è un dato molto importante. (InsideOver)

Se ne è parlato anche su altri media

Grave che Draghi abbia ignorato le violenze e le torture, subite dai migranti nei campi di detenzione, denunciate dall'Onu» Che la sinistra avesse una posizione pro accoglienza era ormai chiaro a tutti, ma che arrivasse addirittura a strigliare il premier in pochi se lo aspettavano. (ilGiornale.it)

Insomma il ritorno dell’Italia in Libia si delinea come una sfida estremamente complessa. Un sfida nel corso della quale Draghi, l’Italia e l’Eni non potranno limitarsi a perseguire gli interessi nazionali, o quelli dell’asse atlantico, ma dovranno inevitabilmente dimostrare di saper dialogare con tutti i protagonisti del complesso mosaico libico (Sputnik Italia)

Il racconto della giornata di martedì 6 aprile 2021 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. domiciliare (-14.949). (Radio Popolare)

“Il momento è unico per ricostruire quella che è stata un’antica amicizia”, ha ribattuto Draghi. “Draghi esprime soddisfazione per il lavoro della Libia sui salvataggi? (LA NOTIZIA)

Il paradosso è che proprio la loro scadente e inconcludente europeizzazione rende più complicato il rimetterli a tema 7 Aprile 2021. (Lettura 4 minuti). . . . È la prima visita di Stato che Mario Draghi effettua da quando è stato nominato primo ministro: basterebbe già solo questo elemento a sottolineare l’importanza cruciale che il premier italiano ascrive al dossier libico (Il Messaggero)

A fronte dei rari «corridoi umanitari», molti osservatori invocano un deciso cambio di rotta, specie nella gestione dei centri di detenzione Se migranti e rifugiati vengono riportati in Libia - ricorda Medici senza frontiere - si tratta di una condanna alla violenza e alla brutalità nei centri di detenzione. (Avvenire)