Edwige Fenech e Gabriele Lavia, la strana coppia nel nuovo film di Pupi Avati

+++ [#video: https://www.youtube.com/embed/uzhxcEoYGaM] «Questo è il mio film più sincero», ci confessa il regista, «il fatto che alla fine della proiezione mia moglie singhiozzasse è un emblematico. Racconto una serie di eventi che hanno contrassegnato il nostro matrimonio: quel giorno è stato il più felice della mia vita perché credevo che conquistare la ragazza più bella di Bologna fosse sufficiente per garantirsi la felicità perenne. (Vanity Fair Italia)

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ROMA – Edwige Fenech e Gabriele Lavia insieme sul grande schermo diretti da Pupi Avati, che torna al cinema da oggi con ‘La quattordicesima domenica del tempo ordinario’ (distribuito da Vision Distribution). (Dire)

Ecco la nostra intervista al regista, a Edwige Fenech e a Gabriele Lavia. (ComingSoon.it)

Sotto forma di malinconia, resa limpida arte narrativa, Pupi Avati delinea quello che potrebbe essere uno dei suoi film più amari, confidenziali e sinceri, sferzato però da una leggerissima dolcezza, tanto da rendere udibile il battito concitato e poi rilassato delle immagini. (Movieplayer)

Il regista Pupi Avati, accompagnato dalla protagonista Edwige Fenech saluteranno al cinema a Roma il pubblico di La quattordicesima domenica del tempo ordinario, nuovo film del regista. (ComingSoon.it)

Una cronaca minimalista della Bologna degli anni ’60 in un film affaticato ma lucido che è la sintesi ideale del cinema lirico e malinconico del regista. Nel suo nuovo film, Pupi Avati parla della quattordicesima domenica del tempo ordinario, più precisamente del 24 giugno del 1964, il giorno in cui si è sposato. (Sentieri Selvaggi)

Questi i tre elementi centrali e di peso del quarantaduesimo lungometraggio di carriera di Pupi Avati, La quattordicesima domenica del tempo ordinario, un film che a partire dalla scelta di titolo si presenta a noi come qualcosa di apparentemente astratto, evanescente e fantasmatico – quanti fantasmi nel cinema Avatiano… – e che risulta invece assolutamente concreto e ancora una volta personalissimo e definitivo, così come pochissimi altri titoli dell’intera filmografia dell’autore bolognese di La casa dalle finestre che ridono e Il papà di Giovanna hanno saputo essere. (Cinematographe.it)