Vestiti intrisi di cocaina, a Marano la raffineria dei narcos: così Napoli è invasa dalla 'polvere bianca'

Internapoli INTERNO

Merce illegale nascosta in un carico di caffè importato dal Brasile e giunto nel Porto di Napoli all’interno di un container.

Allo scopo di eludere i controlli doganali gli indumenti venivano intrisi di cocaina allo stato liquido in laboratori allestiti in Perù.

Nel corso delle attività di indagine sequestrati oltre 44 Kg di cocaina e 215 Kg di hashish

COCAINA NASCOSTA NEL CAFFE’. Il provvedimento restrittivo adottato dopo una complessa attività di indagine avviata nel giugno del 2017 a seguito del sequestro di 25 kg di cocaina. (Internapoli)

Ne parlano anche altri media

Spacciavano hashish, marijuana, cocaina e la cosiddetta “purple drank“, ovvero un mix formato da sciroppo per la tosse a base di codeina e di una bibita gassata (spesso accompagnate da una buona dose di alcol), quest’ultima da qualche anno diventata nuova frontiera dello sballo tra i giovanissimi. (Ultime notizie dall'Italia e dal mondo)

Nel corso delle attività di indagine sono stati sequestrati oltre 44 kg di cocaina e 215 kg di hashish Sono state individuate le diverse modalità, particolarmente articolate, di importazione della droga utilizzate dall'organizzazione criminale per introdurre illecitamente la cocaina nel territorio dello Stato. (Il Mattino)

Si Precisa che a Napoli con i 15 arresti, le persone traghettavano dai paesi della droga. vincenzo criscuolo (Nano TV)

Nell'ultimo caso, smascherato a Napoli, è stato scelto un grande classico: la droga nascosta nel caffè. Altri invece sono stati fermati mentre trasportavano la coca, sotto forma di panetti, all’interno di bagagli e valigie muniti di appositi nascondigli. (il Giornale)

Delitti commessi in danno di altrettante giovani vittime, tra le quali anche alcuni minorenni. (LaPresse)

È documentato come il sodalizio in questione avesse nella sua disponibilità armi da fuoco. Gli indumenti erano infatti stati intrisi di cocaina allo stato liquido in laboratori allestiti in Perù e, una volta in Italia, venivano appositamente trattati con particolari procedimenti che consentivano di ottenere nuovamente la cocaina in polvere, pronta per essere immessa sul mercato. (Tuscia Web)