Parla Durov, e fa un’altra carezza a Putin: “Siamo pronti a lasciare la Francia”
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Il messaggio politico lanciato da Pavel Durov nel suo primo commento pubblico dopo il suo arresto in Francia, è più che una carezza per Vladimir Putin. «Siamo pronti a lasciare questo Paese (la Francia, nda.)», dice Durov – scrivendo naturalmente sul suo canale Telegram, in tutta libertà e senza nessuna censura al suo free speech – e annuncia la disponibilità di Telegram a lasciare la Francia. Musica per le orecchie al Cremlino (La Stampa)
La notizia riportata su altri media
Per il 39enne imprenditore russo "utilizzare le leggi dell'era pre-smartphone per accusare un amministratore delegato di crimini commessi da terzi sulla piattaforma che gestisce è un approccio fuorviante". (Italia Oggi)
Per la prima volta anche questo mercato ha confini e norme che da un lato evitano rischi per i cittadini, dall’altro a garantiscono una concorrenza leale e senza posizioni di potere che tendano a scoraggiarla. (Corriere della Sera)
Nel suo primo messaggio pubblico dopo l'arresto in Francia, Pavel Durov scrive sul suo canale Telegram che é "sorprendente" che qualcuno sia ritenuto responsabile per crimini commessi da altri, negando anche che la sua piattaforma di messaggistica sia un "paradiso anarchico" e definendo tali affermazioni "assolutamente false". (Il Messaggero Veneto)
Questo «causa disagi crescenti che rendono più facile per i criminali abusare della nostra piattaforma. (Corriere del Ticino)
Nel suo primo messaggio dopo l'arresto in Francia, il CEO di Telegram si dice sorpreso per essere stato accusato per crimini commessi da altri. Ed elenca le ragioni per cui non si aspettava le misure intraprese a Parigi. (HWfiles)
Ad oggi la preoccupazione maggiore degli esperti di sicurezza cibernetica è che tale strumento possa risultare non sicuro. A seguito di un’indagine sotto copertura delle autorità francesi, a marzo era stato emesso un mandato di custodia cautelare per Durov – e il fratello co-fondatore Nikolaj Durov – disposto per 12 reati, tra i quali, la complicità con la criminalità organizzata per l’amministrazione di una piattaforma online che consente transazioni illegali, il rifiuto di comunicare informazioni e documenti necessari alle intercettazioni su richiesta delle autorità, la complicità nell’hackeraggio di sistemi informatici, la fornitura di crittografia per scambi riservati non conformi alle normative vigenti, infine, la fornitura e importazione di un sistema di messaggistica criptata senza dichiarazione di conformità. (Agenda Digitale)