Pensioni, buco da 6,6 miliardi nell'Inps

Pensioni, buco da 6,6 miliardi nell'Inps
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il Giornale ECONOMIA

Un buco da 6,6 miliardi di euro. È quello che il Consiglio di indirizzo e vigilanza (Civ) dell'Inps ha denunciato ieri con una delibera sul riaccertamento dei residui attivi e passivi al 31 dicembre 2023. Il saldo e stralcio delle cartelle contributive, frutto di diversi provvedimenti (di matrice leghista) approvati tra il 2018 e il 2022, porterà alla cancellazione di 16,4 miliardi di euro dai residui attivi (entrate accertate ma non riscosse; ndr) dell'Inps. (il Giornale)

La notizia riportata su altri media

Il bilancio dell'Inps non ne viene effettivamente intaccato, ma ciò non toglie che esista la necessità di intervenire per 6,6 miliardi di euro, attraverso la fiscalità generale, per compensare i mancati introiti dovuti alla svalutazione dei crediti. (QuiFinanza)

A lanciare l’allarme sulle pensioni è stato il Civ dell’Inps, a seguito della delibera sul riaccertamento dei residui al 31 dicembre 2023. (Nicolaporro.it)

L’INPS specifica che la cancellazione di vecchi crediti non comporta alcuna perdita per l’Istituto. Nessuna perdita per l’Ente: eliminati vecchi crediti e non recuperabili (Fiscal Focus)

Pensioni, c'è un buco da 6,6 miliardi: l'Inps lancia l'allarme sui contributi non versati dalle aziende

Nei conti dell’INPS non c’è alcun buco. A precisarlo in una nota pubblicata oggi è lo stesso Istituto. Dopo i dati pubblicati ieri in merito agli effetti della pace fiscale sulle pensioni arrivano i chiarimenti INPS: “dall’eliminazione dei crediti non deriva alcun buco nel bilancio” (informazionefiscale.it)

Il tema, con tutte le sue ripercussioni negative, è purtroppo, nella cronaca di ogni giorno, ricorrente. I contributi previdenziali sono il pilastro fondamentale per garantire una pensione dignitosa, ma non sempre, lo si sa bene, tutto va come dovrebbe. (Mediaone online)

Lo Stato dovrà trovare nei prossimi anni 6,6 miliardi attraverso la fiscalità generale per coprire le ricadute sull'Inps dello stralcio dei crediti contributivi fino al 2015. Si tratta del peso sulle pensioni dei dipendenti dei contributi dovuti ma non pagati dalle aziende e in seguito stralciati attraverso treprovvedimenti parlamentari introdotti tra il 2018 e il 2022. (Corriere della Sera)