Omicidio Vannini: per la Cassazione Ciontoli "spietato" nascose l'accaduto

AGI - Agenzia Italia INTERNO

È quanto scrive la Cassazione nelle motivazioni della sentenza chiusasi il 3 maggio scorso con la condanna a 14 anni di carcere, per omicidio volontario con dolo eventuale, per Ciontoli, e quella dei figli (Federico e Martina) e della moglie a 9 anni e 4 mesi per concorso anomalo in omicidio volontario.

Ma Antonio Ciontoli, l'uomo che fece fuoco, e il resto della famiglia (i due figli e la moglie Maria Pezzillo), presente in casa, non fecero nulla per allertare i soccorsi. (AGI - Agenzia Italia)

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Per i giudici, inoltre, Ciontoli «omise prima, e per un tempo apprezzabile, di chiamare i soccorsi. Si adoperò per “cancellare le tracce di sangue, a lavare il bagno, spostando dal luogo del ferimento Vannini, nonché a rivestirlo con indumenti non suoi» (Open)

Lo stato di soggezione nel quale versavano i familiari - concludono i supremi giudici - si desume da molteplici circostanze: tutti gli imputati, dopo aver compreso l'accaduto, omisero di attivarsi per aiutare effettivamente Marco" (RomaToday)

Poco dopo le 23:00, Marco venne colpito da un colpo di pistola, sparato dal padre di Martina e Federico. Condannati anche la moglie e i due figli a 9 anni e 4 mesi per concorso anomalo in omicidio volontario. (ilGiornale.it)

Lo scrivono nero su bianco i giudici della Cassazione nelle 62 pagine delle motivazioni della sentenza di condanna della famiglia Ciontoli. Per loro tutta la famiglia Ciontoli la sera tra il 17 e il 18 maggio 2015 era consapevole “della presenza del proiettile ancora nel corpo di Vannini” (LE IENE)

Altri Comuni si trovano nella stessa situazione e questa sentenza potrà dare forza ai sindaci per continuare nella loro battaglia per la chiusura dei luoghi di culto abusivi. Lo dice l’assessore alla Sicurezza, Polizia locale e Immigrazione di Regione Lombardia, Riccardo De Corato, commentando la sentenza del Consiglio di Stato sul capannone che fungeva da moschea a Cantù (Como). (MI-LORENTEGGIO.COM.)

a Corte di Cassazione – accogliendo la richiesta dell’avvocato Mario Murone – ha annullato con rinvio la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Catanzaro il 28 novembre 2019 a carico di Daniele Menniti in qualità di Sindaco di Falerna. (Corriere della Calabria)