Trump e Groenlandia, tensioni con l'Europa

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ESTERI

PARIGI — Le recenti dichiarazioni del presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, riguardo all'annessione della Groenlandia, hanno suscitato sgomento e reazioni decise tra i leader europei. Trump, che non ha escluso l'uso della forza per raggiungere il suo obiettivo, ha giustificato le sue intenzioni con ragioni di sicurezza economica per gli Stati Uniti. La Groenlandia, territorio autonomo danese, è nota per i suoi giacimenti petroliferi, le riserve di terre rare e la sua posizione geostrategica.

Le parole di Trump hanno provocato una prima ondata di reazioni, con Francia e Germania in prima linea nel difendere la sovranità europea. Parigi e Berlino, preoccupate non solo per la sovranità nazionale ma anche per quella comune europea, hanno espresso il loro disappunto e la loro determinazione a contrastare qualsiasi tentativo di annessione forzata. Tuttavia, la Commissione Europea ha risposto con timidezza alle provocazioni del presidente eletto, mostrando poca incisività rispetto alle ingerenze nella politica europea.

Le dichiarazioni di Trump, che ha menzionato anche Panama e Canada, potrebbero essere interpretate come una minaccia concreta o come una mossa negoziale. Indipendentemente dalle intenzioni future, le parole del presidente eletto hanno già avuto conseguenze concrete, risvegliando l'orgoglio nazionale e la determinazione dei leader europei a difendere l'ordine internazionale nato con il secondo dopoguerra.

Il re Federico X di Danimarca, in risposta alle dichiarazioni di Trump, ha modificato lo stemma reale per rendere più visibile il simbolo della Groenlandia, un orso polare, sottolineando che Nuuk non diventerà terra di conquista.