David di Donatello 2025, trionfo femminile: Maura Delpero prima regista premiata


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Redazione Cultura e Spettacolo
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Per la prima volta nella storia dei David di Donatello, il premio per la miglior regia è andato a una donna. Maura Delpero, con Vermiglio, ha scritto una pagina inedita della kermesse, aggiudicandosi non solo la statuetta per la regia ma anche quella per la miglior sceneggiatura originale e il riconoscimento come miglior film. Un risultato che, sebbene arrivi con decenni di ritardo rispetto ad altre cinematografie, segna un punto di svolta per un’industria che fatica ancora a riconoscere il talento femminile dietro la macchina da presa.
La serata, condotta da Elena Sofia Ricci e Mika, non è stata esente da intoppi, tra problemi tecnici e qualche momento di incertezza, ma ha comunque mantenuto un ritmo accettabile, lontano però dalla precisione chirurgica che aveva caratterizzato le edizioni guidate da Carlo Conti. I due presentatori, dopo un avvio titubante, hanno trovato gradualmente l’intesa, regalando qualche battuta riuscita e gestendo con discrezione i passaggi più delicati.
Tra i premiati, spiccano i riconoscimenti a Elio Germano, miglior attore protagonista per Berlinguer - La grande ambizione, e a Tecla Insolia, premiata per L’arte della gioia, che ha visto anche Valeria Bruni Tedeschi trionfare come miglior attrice non protagonista. Francesco Di Leva, per Familia, ha conquistato il David come miglior attore non protagonista, mentre Margherita Vicario ha ricevuto il premio per il miglior esordio alla regia con Gloria!.
Non sono mancati i riconoscimenti alla carriera, con Pupi Avati celebrato per la sua lunga attività nel cinema italiano, e Giuseppe Tornatore, premiato con il Cinencittà David 70. Tra gli ospiti internazionali, Timothée Chalamet ha ricevuto un David speciale, sottolineando i legami sempre più stretti tra Hollywood e il cinema europeo.
Vermiglio, però, è stato il vero dominatore della serata. La pellicola, che racconta la storia di tre sorelle – Lucia, Ada e Flavia – ha convinto la giuria non solo per la regia e la sceneggiatura, ma anche per la fotografia di Mikhail Krichman e il montaggio di Jacopo Quadri. Un successo che conferma come il cinema d’autore, quando riesce a coniugare qualità e potenza narrativa, possa ancora primeggiare in un panorama sempre più dominato dai colossal