E alla fine Enzo Bianchi trasloca, l’ex priore di Bose vivrà a Torino

La Stampa INTERNO

«Cari amici/e per alcuni giorni sono stato silente e non vi ho inviato i pensieri emersi nel mio cuore ma un faticoso, sofferente trasloco me lo ha impedito: per noi vecchi migrare è uno strappo non pensabile anche perché ci prepariamo all'esodo finale, non a cambiar casa e terra», scrive Bianchi su Twitter.

L'ex priore di Bose si è trasferito in un alloggio a Torino

«Un trasloco sofferente» a un anno dal provvedimento che lo allontanava dalla comunità monastica da lui fondata. (La Stampa)

La notizia riportata su altri giornali

Tweet dell'ex priore: per noi vecchi migrare "è uno strappo non pensabile" Padre Enzo Bianchi. (La Repubblica)

Enzo Bianchi ha lasciato la Comunità di Bose, pur dopo un lungo braccio di ferro, in ossequio al provvedimento della Santa Sede che gli ha intimato oltre un anno fa l'allontanamento dalla comunità monastica del Biellese, da lui fondata. (La Stampa)

“Cari amici/e – scrive Bianchi su Twitter – per alcuni giorni sono stato silente e non vi ho inviato i pensieri emersi nel mio cuore ma un faticoso, sofferente trasloco me lo ha impedito: per noi vecchi migrare è uno strappo non pensabile anche perché ci prepariamo all’esodo finale,non a cambiar casa e terra. (Quotidiano Piemontese)

Nessun commento e nessun saluto nemmeno sul sito ufficiale della comunità che da mesi non ospita più nemmeno le riflessioni e i numerosi articoli di Bianchi, tantomeno il calendario dei suoi appuntamenti L’anziano monaco, 78 anni il 3 marzo scorso, ha affidato a Twitter il suo addio alla realtà che ha guidato per più di 55 anni. (Il Fatto Quotidiano)

Ansa. Un monaco sempre in dialogo con le confessioni cristiane diverse da quella cattolica, ma anche il fondatore della Comunità di Bose, del quale è stato priore fino al gennaio 2017. (Sky Tg24 )

Segretario di Stato sono segno della mia costante sollecitudine: non sentitevi abbandonati in questa tappa impervia del vostro cammino! Il Pontefice nella missiva faceva riferimento al «decreto singolare» con il quale il delegato pontificio voleva chiudere i dissidi interni alla Comunità con il trasferimento del fondatore Enzo Bianchi (La Stampa)