Graziano Mesina, morto a Milano il bandito sardo che si definì "né Robin Hood né Che Guevara"

Graziano Mesina, morto a Milano il bandito sardo che si definì né Robin Hood né Che Guevara
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INTERNO

Graziano Mesina, soprannominato Grazianeddu, è morto ieri all’età di 83 anni a Milano, chiudendo una vita che ha attraversato decenni di cronaca, leggenda e giudizi contrastanti. Noto come la primula rossa del banditismo sardo per le sue evasioni rocambolesche e i travestimenti, Mesina ha sempre rifiutato l’etichetta di ribelle romantico, dichiarando in un’intervista a Maurizio Belpietro: «Io, né Robin HoodChe Guevara. Non denuncerò mai i miei compagni».

La sua storia, segnata da omicidi, rapimenti e fughe, prese una svolta decisiva con un delitto che lo trasformò da latitante a simbolo di un’epoca. «Credo che tutto sia cominciato con l’omicidio di...», confessò senza completare la frase, lasciando intendere che quell’episodio fosse stato il punto di non ritorno. Anni dopo, in un’intervista rilasciata a Marisa Fumagalli per La Domenica del Corriere nel 1983, si definì «un incompreso», ammettendo di aver ucciso «per vendetta» e rapito «per sopravvivere», mentre sui suoi amori preferì mantenere un alone di mistero: «Le donne? Ho una fidanzata segreta».

A scatenare polemiche è stata la posizione di Irene Testa, Garante dei detenuti in Sardegna, che ha accusato lo Stato di aver agito con «vendetta» negando a Mesina il trasferimento nell’Isola nonostante le richieste dei suoi legali. «Non c’è stata pietà né senso di umanità», ha dichiarato, sostenendo che un paese fondato sullo Stato di diritto avrebbe dovuto mostrare maggiore clemenza.

Intanto, la stampa sarda ha affrontato la notizia con toni ambigui, oscillando tra cronaca e mitizzazione. Pur evitando apologie, i giornali hanno dedicato ampio spazio alla sua figura, descrivendone vita, crimini e fughe con un’apparente neutralità che, però, non ha evitato di alimentarne l’icona. «Mesina fa vendere», si è commentato, sottolineando come il suo nome resti un brand irresistibile, capace di trasformare ogni articolo in un tributo postumo, seppur velato di cautela.