“The Brutalist”, grande forza audiovisiva e ritmo per un film straordinario

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Una visione impossibile da dimenticare: in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia è stato presentato “The Brutalist”, uno di quei film che non possono lasciare indifferenti e di cui si discuterà a lungo al Lido anche nei prossimi giorni. Dietro la macchina da presa c’è Brady Corbet, attore di talento – lo ricordiamo ad esempio in “Mysterious Skin” di Gregg Araki e in “Funny Games” di Michael Haneke – che nel 2015 passò alla regia con “L’infanzia di un capo”, dimostrando già abilità e ambizione e ottenendo proprio a Venezia il Premio De Laurentiis per la miglior opera prima e la miglior regia nella sezione Orizzonti. (Il Sole 24 ORE)

La notizia riportata su altre testate

The Brutalist è un film di produzione americana e ambientato in parte a Budapest e negli Stati Uniti e in parte proprio a Carrara. (La Voce Apuana)

La sua lunghezza, di circa 3 ore e mezza, è però funzionale allo sviluppo della vicenda, che riporta decenni di vita di un architetto ungherese, personaggio di finzione, sopravvissuto all'Olocausto. (Radio Italia)

Brady Corbet è riuscito a fare una cosa rara: un grande film in cui l’architettura è al centro e come protagonista c’è un architetto, interpretato da Adrien Brody, una figura ispirata a Breuer, Kahn e Rudolph. (Domus IT)

#articoli In seguito alla visione di The Brutalist, opera terza di Brady Corbet, si è verificato un fatto assai strano nella redazione di CineFacts.it. (CineFacts)

Tredici minuti di standing ovation, un entusiasmo che Marcus Jones di IndieWire ha descritto così: «Era come se il pubblico avesse deciso di far durare l’applauso 215 minuti, tanto quanto il film». (Rivista Studio)

A Venezia 81 è già un caso, con caccia al biglietto, The Brutalist di Brady Corbet, 215 minuti di intensità. Cresce sempre più alta l’onda che ogni anno investe un film e lo trasforma in overnight cult. (Elle)