Vicenza: turni massacranti da 15 ore, stipendi in nero e ricatti sessuali. 7 indagati

Collettiva INTERNO

Anche la S.p.A. è stata segnalata all'autorità giudiziaria per la responsabilità amministrativa dell'Ente dipendente dai reati, presupposto dell'intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, del favoreggiamento dell'ingresso illegale nel territorio dello Stato e dell'impiego di manodopera clandestina

Caporalato. Nel mirino della Guardia di Finanza di Schio è finita una S.p.A. di Posina operante nel settore delle acque minerali per sfruttamento del lavoro e intermediazione illecita. (Collettiva)

Ne parlano anche altre testate

In due occasioni, il caporale aveva imposto o tentato di imporre prestazioni sessuali a dipendenti neo-assunti, sotto minaccia di licenziamento. 25-quinquies e 25-duodecies del D.Lgs (VicenzaToday)

"La società si è correttamente prestata a corrispondere quanto dovuto alla cooperativa in base al lavoro affidatole e svolto, senza inserirsi minimamente nella selezione, nell'organizzazione e nella gestione dei lavoratori - conclude Fonti di Posina - Il presidente del C. (VicenzaToday)

Un’azienda che dà lavoro a circa 50 dipendenti, per un fatturato annuo che si aggira sui 20 milioni di euro A condurre la prima fase di investigazione sul caso è la tenenza della Guardia di Finanza di Schio, dopo aver raccolto le testimonianze dirette dei tre lavoratori stranieri, per ricostruire i contorni vicenda che li riguarda da vicino, per poi “scoperchiare” altre condotte illecite. (L'Eco Vicentino)

Accertato anche l’impiego di un minore (classe 2003), per il quale erano stati inseriti dati falsi nella richiesta di attribuzione del codice fiscale all’Agenzia delle Entrate al fine di farlo figurare come maggiorenne e farlo assumere in fabbrica. (Oggi Treviso)

Venivano forniti loro, dietro pagamento, documenti di identità comunitari, spesso falsi, e venivano adibiti a carrellisti, a prescindere dal possesso o meno del patentino per muletto Questi, da quanto emerso, venivano «arruolati» con la complicità di un connazionale che aveva il ruolo di «caporale». (Corriere della Sera)

Così come tanti altri, che avevano ‘osato’ ribellarsi a quelle disumane condizioni di lavoro e che potevano rappresentare una minaccia. La paura degli indagati infatti, era quella che si integrassero con la gente comune e spifferassero quanto accadeva nella ditta. (altovicentinonline.it)