Abodi sul caso scommesse: "In nazionale solo chi è d'esempio". L'Aic replica: "Ha torto"

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SPORT

Il ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, non ha usato mezzi termini riguardo al caso scommesse che coinvolge alcuni calciatori di Serie A. In un’intervista al Messaggero, ha sostenuto che la maglia azzurra debba essere indossata solo da chi rappresenta un modello, sia dentro che fuori dal campo. "La Nazionale è un onore, non un diritto", ha affermato, citando come esempio l’approccio del ct Luciano Spalletti, che ha sempre privilegiato atleti con un profilo irreprensibile.

La posizione di Abodi, però, non è passata inosservata. L’Associazione Italiana Calciatori (Aic) ha risposto picche, definendo "sbagliata" l’esclusione aprioristica dei giocatori coinvolti nell’inchiesta. "Si rischia di condannare senza un processo", hanno fatto notare, sottolineando come molti indagati siano ancora in attesa di chiarimenti giudiziari. Intanto, la procura di Milano ha allargato le indagini a una dozzina di calciatori, alcuni dei quali ancora in attività, per presunte scommesse illegali su piattaforme non autorizzate.

Non è mancato chi ha accusato il governo di incoerenza. Il Movimento 5 Stelle ha fatto notare come, da un lato, si condannino i calciatori che scommettono, mentre dall’altro si sia tornati a permettere la pubblicità del gioco d’azzardo, abolita nel 2018 con il "decreto dignità". Una critica condivisa da Paolo Jarre, terapista di Nicolò Fagioli, uno dei calciatori indagati: "È scandaloso che il ministro faccia la morale e poi spiani la strada alle slot machine".