Jacopo De Simone resta in carcere per l'omicidio di Riccardo Claris: il gip convalida l'arresto





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Jacopo De Simone, il 18enne accusato di aver ucciso Riccardo Claris con una coltellata alla schiena nella notte tra il 3 e il 4 maggio a Bergamo, non lascerà il carcere. La gip Maria Beatrice Parati, dopo essersi riservata, ha convalidato l’arresto, confermando la posizione dell’imputato, che nell’interrogatorio di ieri ha ribadito la confessione già resa ai carabinieri e al pm Guido Schininà, assistito dal legale Luca Bosisio.
Le versioni dei testimoni, però, divergono. Da una parte, gli amici di Claris, il 26enne ucciso in via dei Ghirardelli, sostengono che l’atteggiamento di De Simone e del suo gruppo fosse provocatorio, tanto da spingerli a seguirli sotto casa del giovane «solo per chiarire». Dall’altra, i compagni del 18enne parlano di un’aggressione: raccontano di essere stati circondati, inseguiti e di aver temuto per la loro incolumità, visto che alcuni – non tutti – avrebbero visto in mano agli avversari spranghe e catene.
Quella sera, erano presenti una decina di ragazzi, molti dei quali sono stati ascoltati dai carabinieri nella caserma di via delle Valli. A ognuno è stato chiesto di ricostruire i momenti precedenti alla tragedia: dalle prime tensioni al «Reef Café» di via Borgo Santa Caterina, fino allo spostamento verso l’abitazione di De Simone, a due passi dallo stadio, dove il giovane ha estratto il coltello e colpito Claris.
«Ho messo il coltello nella felpa e sono sceso. Lui era lì con una catena», ha ammesso De Simone durante l’interrogatorio, ribadendo la sua versione. Il suo avvocato, Bosisio, ha però precisato che la dinamica «non c’entra con il mondo ultrà», smentendo ogni legame con le tifoserie organizzate, sebbene inizialmente si fosse parlato di una rissa tra sostenitori di Atalanta e Inter.