È stata la mano di Dio, la recensione del film di Paolo Sorrentino

Una catarsi personale che promette di essere il primo passo verso l’esplorazione di nuovi orizzonti narrativi.

Mai come nella prima parte di questo film si è riso così tanto nelle opere del regista de La. Grande bellezza, così come mai prima d’ora il suo dolore era stato narrato apertamente come nella seconda parte del film.

Nella Napoli degli anni Ottanta Fabio Schisa (Scotti) è uno dei tre figli di Saverio (Servillo) e Maria (Saponangelo), coppia della buona borghesia. (Ciak Magazine)

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In È stata la mano di Dio (dal 24 novembre al cinema e dal 15 dicembre su Netflix), interpreta Fabietto: l’alter ego di Sorrentino. Lavorare con Paolo Sorrentino non l’ha cambiato, ma gli ha permesso di guardare il mondo e le cose da un’altra prospettiva. (esquire.com)

Alternando momenti davvero divertenti (i pranzi della variopinta famiglia del protagonista, in primis) con sequenze drammatiche e commoventi (l'ultimo incontro con la zia, ad esempio), «È stata la mano di Dio» è una girandola di emozioni incisiva, capace di rimanere impressa molto a lungo al termine della visione Loading. (Il Sole 24 ORE)

È da inizio settembre che aleggia questa voce: Paolo Sorrentino è da Oscar. Privo dello stile barocco che da sempre lo contraddistingue, È stata la mano di Dio segna un punto di svolta nella sua carriera. (RADIO DEEJAY)

This content is created and maintained by a third party, and imported onto this page to help users provide their email addresses Da quel momento è iniziata la sua scalata agli Oscar dove rappresenterà l’Italia per il Miglior Film Straniero. (elledecor.com)

La madre e la zia, la protezione e l'ispirazione, l'allegria e la libertà. Nel romanzo di formazione di Fabietto, alter ego di Paolo Sorrentino in 'È stata la mano di Dio', due figure femminili giocano un ruolo fondamentale. (Repubblica TV)

Film superfluo. di Fulvia Caprara. "Il potere del cane" di Jane Campion è davvero un bel film, di grande livello sebbene non come alcuni suoi precedenti. (La Stampa)