Meloni e sindacati trovano un terreno comune sulla sicurezza sul lavoro





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Redazione Interno
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«Dialogo e confronto per trovare soluzioni». Con queste parole, pronunciate giovedì mattina a Palazzo Chigi, la premier Giorgia Meloni ha aperto il tavolo di discussione sulla sicurezza sul lavoro, annunciato alla vigilia del Primo Maggio e accolto con cauta soddisfazione dai sindacati. «Non dobbiamo arrenderci a questa “normalità”, perché non c’è niente di normale nel morire sul posto di lavoro», ha aggiunto, trovando per una volta un’intesa trasversale. Al confronto, oltre ai rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil, hanno partecipato il vicepremier Antonio Tajani, i ministri Marina Calderone (Lavoro), Adolfo Urso (Imprese e Made in Italy), Tommaso Foti (Affari europei), il sottosegretario Lucia Albano (Economia), Alfredo Mantovano (presidenza del Consiglio) e il presidente Inail Fabrizio D’Ascenzo.
Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil, ha definito «positivo» l’approccio del governo, sottolineando in particolare la volontà di rivedere il codice degli appalti per contrastare le gare al massimo ribasso e il fenomeno degli appalti a cascata, che spesso peggiorano le condizioni dei lavoratori. «Mi pare ci sia sensibilità su questo tema, anche a livello europeo», ha osservato, pur senza nascondere i dati drammatici degli ultimi decenni: «In 25 anni, 7mila morti per mafia e 55mila sul lavoro».
Anche Maurizio Landini, segretario della Cgil, ha riconosciuto l’importanza del confronto, definendolo un primo passo verso quell’«alleanza tra istituzioni, sindacati e associazioni datoriali» invocata dalla premier nel suo messaggio del Primo Maggio. Sebbene restino divergenze su altri fronti, la sicurezza sembra aver creato uno spazio di mediazione inedito.