Francia, via la sinistra ma non basta: la crisi ora si chiama Macron

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il manifesto ESTERI

Oggi Emmanuel Macron riceve il presidente tedesco Franz-Walter Steinmeier per la cerimonia di apertura dei Giochi Paraolimpici a Parigi. Ieri, accanto al taoseach Simon Harris, primo ministro irlandese, il presidente ha affermato che all’Eliseo «la porta è aperta» a «coloro che vogliono lavorare per gli interessi superiori del paese» e «i lavori continuano» per trovare una coalizione che possa governare la Francia, con un parlamento diviso in tre blocchi. (il manifesto)

Ne parlano anche altre fonti

Dopo la tregua olimpica vera o presunta della politica francese, a Parigi torna a animarsi la battaglia istituzionale, ed è nuovamente ripartito il braccio di ferro tra i partiti transalpini e Emmanuel Macron (Inside Over)

In Francia va tutto a rotoli. Rotoloni doppiovelo, visto l’affaire dell’acqua della Senna, ma neppure il mondo politico d’oltralpe se la cava meglio degli organizzatori dei Giochi olimpici (sarà perché si tratta delle stesse persone?). (Liberoquotidiano.it)

Fosse successo in Italia, avremmo già litri di inchiostro versati per criticare lo stallo di un Paese incapace di darsi un governo, una classe politica litigiosa, uno Stato che “non può permettersi ora una crisi”. (Nicola Porro)

Ma c'è una novità alla vigilia del secondo giro di consultazione che si aprirà domani, senza la France Insoumise di Melènchon e senza il Rassemblement National di Le Pen e Bardella non invitati: i (Secolo d'Italia)

“Questa responsabilità spetta all'Assemblea nazionale dopo che i deputati hanno potuto ascoltare la dichiarazione di politica generale e la composizione del governo ed esprimere la loro scelta. “Non spettava al presidente della Repubblica censurare personalmente Lucie Castets”, la candidata espressa dall’alleanza di sinistra del Nouveau Front Populaire (NFP) per l’incarico di primo ministro. (L'HuffPost)

Oggi, Emmanuel Macron va in Serbia, anche per concludere la vendita controversa di 12 caccia bombardieri Rafale a un governo che per la Ue conserva una vicinanza preoccupante con la Russia, malgrado l’iter in corso per l’adesione all’Unione. (il manifesto)