Draghi è soddisfatto delle torture in Libia?

The Submarine INTERNO

Ancora una volta, le dichiarazioni del governo italiano sulla Libia si dimostrano lontane anni luce dalla realtà dei fatti: giornalisti, organizzazioni umanitarie e agenzie delle Nazioni Unite denunciano da anni che la Libia non opera “salvataggi,” ma deportazioni, detenzioni arbitrarie, torture e omicidi.

Mentre Draghi parlava con il proprio omologo libico, alcuni rifugiati sudanesi in Libia hanno protestato di fronte agli uffici dell’UNHCR per denunciare le violenze e i soprusi a cui sono sottoposti. (The Submarine)

Su altre fonti

Un sfida nel corso della quale Draghi, l’Italia e l’Eni non potranno limitarsi a perseguire gli interessi nazionali, o quelli dell’asse atlantico, ma dovranno inevitabilmente dimostrare di saper dialogare con tutti i protagonisti del complesso mosaico libico Proprio per questo all’Italia di Mario Draghi è stato richiesto di riprendere il suo tradizionale ruolo in una ex-colonia di cui gli americani faticano da sempre a comprendere dinamiche e complessità. (Sputnik Italia)

Le polemiche non hanno tardato ad arrivare, con l'armata Brancaleone al completo indignata per la posizione del premier. Che la sinistra avesse una posizione pro accoglienza era ormai chiaro a tutti, ma che arrivasse addirittura a strigliare il premier in pochi se lo aspettavano. (ilGiornale.it)

“Draghi esprime soddisfazione per il lavoro della Libia sui salvataggi? Leggi anche: Tutta la storia del mutuo concesso a Mario Draghi per una villa sulla Riviera del Brenta con la moglie Serenella (LA NOTIZIA)

Dalla sinistra è un tam tam di proteste. Il Movimento delle Sardine con Jasmine Cristallo attacca: "Le parole di Draghi sono in linea con Salvini" (La Repubblica)

Primo viaggio del premier Draghi in Libia. È durato poche ore il primo viaggio all’estero di Mario Draghi da presidente del consiglio. Il grafico è dall'inizio dell'epidemia ad oggi giorno per giorno.#COVID #COVID19italia #COVID19 pic. (Radio Popolare)

I due primi ministri, Mario Draghi e Abdul Hamid Dbeibah, passano in rassegna il drappello d’onore. A fronte dei rari «corridoi umanitari», molti osservatori invocano un deciso cambio di rotta, specie nella gestione dei centri di detenzione (Avvenire)