La trattativa Stato-Mafia ci fu, ma per valide ragioni

Open INTERNO

In primo grado gli imputati erano stati condannati dal magistrato Alfredo Montalto in una sentenza che i giudici in appello hanno definito «incongruente».

Nel 1992 i carabinieri trattarono con la mafia, ma lo fecero solo per fermare le stragi.

Ad ogni modo, la sentenza esclude che siano state fatte promesse ai mafiosi colpevoli delle stragi di Capaci e Via D’Amelio

Insomma, il canale con Cosa Nostra venne aperto per «fini solidaristici (la salvaguardia dell’incolumità della collettività nazionale) e di tutela di un interesse generale – e fondamentale – dello Stato» si apprende dal documento. (Open)

Se ne è parlato anche su altre testate

"Esclusa qualsiasi ipotesi di collusione con i mafiosi, se Mori e Subranni potevano avere interesse a preservare la libertà di Provenzano, ciò ben poteva essere motivato dal convincimento che la leadership di Provenzano, meglio di qualsiasi ipotetico e improbabile patto, avrebbe di fatto garantito contro il rischio del prevalere di pulsioni stragiste o di un ritorno alla linea dura di contrapposizione violenta allo Stato". (RagusaNews)

Serviva a lanciare un «segnale di buona volontà e di disponibilità a proseguire sulla via del dialogo» Anche la mancata perquisizione del covo di Riina può essere ricondotta a questa strategia. (Giornale di Sicilia)

Lo scrive la corte d’assise d’appello nelle motivazioni della sentenza sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. La 'trattativa' non fu causa della morte di Borsellino. La strage di Via D’Amelio era decisa e la sua esecuzione non fu accelerata dalla cosiddetta trattativa. (Gazzetta del Sud - Edizione Sicilia)

– prosegue la corte – Né Mori e i suoi potevano essere certi dell’esistenza all’interno dell’abitazione di tracce utili alle indagini o addirittura di documento compromettenti. Trattativa non accelerò morte Borsellino. (Livesicilia.it)