Istat: ecco quanti posti di lavoro abbiamo perso in un anno

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In un anno di pandemia l'Italia ha perso 945mila lavoratori.

I disoccupati a febbraio, infatti, erano 2.518.000, in aumento di 21mila unità rispetto a febbraio 2020 ma in diminuzione di 9mila unità su gennaio 2021).

A segnalarlo è l'Istat, che nota come a febbraio 2021 gli occupati fossero 22.197.000: proprio 945mila in meno rispetto a febbraio 2020.

I giovani con un lavoro a febbraio erano 919.000, il 15,7% del totale, con un calo di 159.000 unità rispetto a un anno prima e con un aumento di 4.000 unità su gennaio

Le cose hanno iniziato ad andare leggermente meglio a febbraio 2021, quando è stato registrato un lieve calo della disoccupazione (pari al 0,1%) rispetto al mese precedente. (Yahoo Eurosport IT)

Se ne è parlato anche su altri giornali

(LaPresse) – I viaggi dei residenti in Italia nel 2020 toccano il loro minimo storico: sono 37 milioni e 527 mila (231 milioni e 197 mila pernottamenti), con una drastica flessione rispetto al 2019 che riguarda le vacanze (-44,8%) e ancora di più i viaggi di lavoro (-67,9%) (LaPresse)

Parallelamente sono cresciuti i disoccupati (+21 mila) e, soprattutto, gli inattivi, di oltre 700 mila unità: la profondità della crisi e i provvedimenti restrittivi hanno scoraggiato la ricerca di lavoro. (Il Giornale delle PMI)

(ITALPRESS) – A livello d’impresa l’eterogeneità degli effetti prodotti della crisi è massima. Alla crisi le imprese hanno reagito in modo molto differenziato. (BlogSicilia.it)

Il crollo riguarda tutte le classi di età, statisticamente in maniera maggiore gli uomini (-533 mila) e minore le donne (-412 mila). Nel primo anno della pandemia, tra febbraio 2020 e febbraio 2021, in Italia sono stati perso 945 mila occupati, di cui 277 mila nell'ultimo trimestre. (Il Manifesto)

Nel comparto industriale risaltano le difficoltà della filiera della moda: abbigliamento (oltre 50%), pelli (44%), tessile (35%).Il report rileva inoltre che chi opera sui"Forme di internazionalizzazione avanzate (esportazione su scala globale, appartenenza a gruppi multinazionali) si associano a minori rischi di chiusura, problemi di liquidità, di domanda o di approvvigionamento. (Borsa Italiana)

Gli alimentari e il farmaceutico sono stati gli unici settori a registrare incrementi di valore aggiunto (+2 e +3,5% rispettivamente). L’Italia ha tuttavia mantenuto e/o aumentato quote di mercato in alcuni Paesi dell’Ue, in Cina e Svizzera, mentre ne ha perse negli Stati Uniti e nel Regno Unito. (Servizio Informazione Religiosa)