La Mongolia ignora la Corte dell’Aja e accoglie Vladimir Putin
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La Russia prova a mostrare tranquillità e sicumera. Putin è arrivato ieri in Mongolia, sfidando il diritto internazionale: la repubblica asiatica è infatti firmataria del trattato di Roma dal e sarebbe in linea teorica obbligata ad arrestare il presidente russo, visto il mandato di cattura emesso nei suoi confronti dalla Corte penale internazionale. In tal senso si sono espressi, fra gli altri, Human Rights Watch e l’oppositore politico da poco tornato in libertà Vladimir Kara-Murza – che hanno ricordato a Ulan Bator il dovere di rispettare le decisioni dell’Aja. (il manifesto)
La notizia riportata su altri media
«Essere destinatari di un mandato di arresto emesso dalla Cpi – dice al Dubbio Silvana Arbia, già Prosecutor del Tribunale penale internazionale per il Ruanda -, alla quale sono tenuti a cooperare 124 Stati del globo, crea una condizione di estrema difficoltà politica, limita le relazioni internazionali che leader di Stati influenti e potenti devono mantenere e sviluppare, ne mina l’autorità e, in definitiva, colpisce al cuore, di fatto, la legittimazione a rimanere in carica». (Il Dubbio)
Vladimir Putin, visitando la Mongolia, ha sfidato per la prima volta il mandato d'arresto della Corte Penale Internazionale. Da un lato c'è la vicinanza politica dei due Paesi, dall'altro la dipendenza energetica della Mongolia dalla Russia (Sky Tg24 )
E poi la partita delle risorse, indispensabile per le ambizioni di motore ‘green’ globale. L’Unione europea ha tanto da guadagnare con nuovi, maggiori, rapporti con la Mongolia e la visita del presidente russo Vladimir Putin crea insofferenze e imbarazzi. (EuNews)
cerimonia di benvenuto per il presidente russo Vladimir Putin nella capitale della Mongolia Ulan Bator. Accompagnato dal leader mongolo Ukhnaagiin Khürelsükh, i due hanno deposto una corona di fiori presso il monumento al maresciallo sovietico Georgy Zhukov e hanno visitato una scuola curata da un’università russa. (LAPRESSE)
Nonostante la Mongolia sia un firmatario dello Statuto di Roma, che la obbligherebbe teoricamente ad arrestare Putin in base all’ordine di cattura emesso dalla Corte Penale Internazionale nel 2023, le autorità mongole hanno deciso di accoglierlo. (Inside Over)
Vladimir Putin non è stato arrestato durante il suo viaggio in Mongolia, Paese membro della Corte penale internazionale e che avrebbe l’obbligo di fermare i ricercati dall’Aja. Ma non sono solo le complicità e le coperture dei “Paesi amici” a mettere a rischio l’inchiesta della procura internazionale. (Avvenire)