Diritti dei bambini e ambiente: due emergenze globali





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I dati più recenti confermano una realtà allarmante: in Italia, al 1° gennaio dello scorso anno, i bambini e gli adolescenti sotto i 18 anni erano 8.930.478, pari al 15% della popolazione totale. Un numero destinato a ridursi ulteriormente, considerando il costante calo della natalità, che sta progressivamente erodendo le fasce più giovani della popolazione. Questo trend, oltre a rappresentare una sfida demografica, solleva interrogativi urgenti sulle condizioni di crescita delle nuove generazioni, sempre più esposte a pressioni sociali e culturali che ne limitano la libertà e il benessere.
Proprio in questo contesto, si inseriscono le parole di papa Francesco, pronunciate durante il Summit mondiale sui diritti dei bambini, tenutosi in Vaticano. Il pontefice ha annunciato l’intenzione di redigere un’esortazione dedicata ai più piccoli, con l’obiettivo di promuovere una cultura che li riconosca non come “oggetti” da plasmare secondo le aspettative adulte, ma come individui con diritti inalienabili. Tra questi, il diritto al gioco, alla pace e alla protezione dalle ferite della guerra, temi che hanno dominato i lavori del summit. Il papa ha sottolineato come l’infanzia sia spesso “ferita, sfruttata, negata”, citando in particolare il lavoro minorile, una piaga che coinvolge oltre 160 milioni di giovani in tutto il mondo, estendendosi anche agli spazi digitali.
Parallelamente, un’altra emergenza globale ha richiamato l’attenzione della comunità internazionale: il cambiamento climatico. La scorsa settimana, in coincidenza con l’equinozio d’autunno, è stata diffusa una misurazione ufficiale sullo stato della calotta polare. I risultati sono stati scioccanti: rispetto all’ultimo rilevamento, si è registrato un minimo storico, con una riduzione del 22% della superficie ghiacciata. Un milione di miglia quadrate di ghiaccio si sono sciolte, lasciandone soltanto 1,6 milioni. Un dato che Al Gore, ex vicepresidente degli Stati Uniti e attivista ambientale, ha definito “un campanello d’allarme per il pianeta”, ribadendo la necessità di un “piano Marshall” per salvare la Terra.
Mentre il Vaticano si concentra sui diritti dei più piccoli, la crisi climatica rischia di compromettere il futuro delle prossime generazioni. Due emergenze distinte, ma profondamente interconnesse, che richiedono risposte immediate e coordinate. La misurazione della calotta polare, infatti, non è solo un indicatore scientifico, ma un monito per tutti: il tempo a disposizione per agire si sta esaurendo, e le conseguenze ricadranno proprio su quei bambini ai quali oggi si cerca di garantire protezione e diritti.