Il film su Elvis di Baz Luhrmann è splendido, imperdibile

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E così fa Luhrmann che scegli il punto di vista del colonnello Parker (un grande Tom Hanks), il leggendario agente di Presley.

Ecco subito un salto indietro nel tempo, non l’infanzia di Elvis, ma a come i due si sono incontrati.

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No words in the vernacular can describe this great event che è “Elvis” di Baz Lurhmann, presentato in anteprima mondiale al Festival di Cannes. Ci voleva Baz Lurhmann per ricordarci che grande spettacolo è il cinema: spectacular spectacular! (Libertà)

L’ho amato. Elvis non registrò la canzone, ma si dice che l’abbia cantata a Priscilla quando si lasciarono (BadTaste.it Cinema)

E se a vincere la Palma d’oro di Cannes 75 fosse l’ultimo film in concorso, come accadde nel 1999 per “Rosetta”, degli allora oscuri fratelli Dardenne? Fuori concorso e vero evento della pre-chiusura, il monumentale “Elvis” di Baz Luhrmann mantiene molto di più di quel che promette. (L'HuffPost)

Desiderio e capitalismo, desiderio e amore, desiderio e senso di una vita in Luhrmann si interessa al suo soggetto in quanto corpo mediatico che viene desiderato. (BadTaste.it Cinema)

Il sogno e la tragedia americana, sintetizzati in un unico uomo, diventano simbolo di un modo d’avanguardia nel concepire il rapporto col pubblico e fare spettacolo. Elvis non segnò solo la storia, ma la inseguì, e alla fine la sua energia e voglia di cambiamento ha conquistato l’eternità (Tiscali)

È un film godibile «Elvis», anche se altalenante a causa di un bombardamento audiovisivo suggestivo ma alla lunga faticoso, che prova a nascondere alcuni limiti di una sceneggiatura non sempre coinvolgente. (Il Sole 24 ORE)