“Abolita definitivamente la censura cinematografica”: il decreto del ministro Franceschini

Non è più previsto, fa sapere una nota, il divieto assoluto di uscita in sala né di uscita condizionata a tagli o modifiche.

Questo l’annuncio del ministro della Cultura, Dario Franceschini, che ha firmato il decreto che istituisce la Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche presso la Direzione Generale Cinema del Ministero della Cultura con il compito di verificare la corretta classificazione delle opere cinematografiche da parte degli operatori. (Today.it)

Ne parlano anche altri media

La censura cinematografica che “consentiva ancora allo Stato di intervenire sulla libertà degli artisti ”, non esiste più. Questa Direzione avrà il compito di “ verificare la corretta classificazione delle opere cinematografiche da parte degli operatori”, ma non di impedirne l’uscita nelle sale. (Sputnik Italia)

È possibile visitare la mostra dedicata alla censura cinematografica, realizzata dalla Cineteca Nazionale e dalla Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia, su cinecensura. Censura cinematografica – Dario Franceschini ha firmato il decreto per l’abolizione definitiva in Italia. (Team World)

Avete mai visto The Old Guard, giusto per citare la pellicola iper-correttissima stroncata dal nostro Correttore di bozze? Siamo il paese dei comitati e delle task force, figuratevi se potevamo perdere l’occasione. (Tempi.it)

Nei decenni passati gli interventi della censura avvenivano addirittura in fase di sceneggiatura o di riprese Secondo Nicola Borrelli, direttore della Direzione generale, “saranno i produttori o i distributori ad autoclassificare l’opera cinematografica, alla commissione il compito di validare la congruità”. (Wired.it)

Ma la novità è che ora un dodicenne accompagnato da un genitore potrà vedere un film vietato ai 14 e un sedicenne uno vietato ai 18. Il film riceve il nulla osta con un divieto ai minori di 18 anni. (ilGiornale.it)

«Abolita la censura cinematografica, definitivamente superato quel sistema di controlli e interventi che consentiva ancora allo Stato di intervenire sulla libertà degli artisti». E così torna alla mente il processo e il rogo di Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci, il caso più eclatante di censura – correva l’anno 1972 – subita da una pellicola. (Rolling Stone Italia)