WhatsApp e controlli fiscali: le chat come prova
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L’utilizzo delle conversazioni su WhatsApp nei controlli fiscali rappresenta uno sviluppo recente in Italia. La sentenza n. 1254 del 2025 della Corte di Cassazione ha stabilito che i messaggi scambiati tramite questa piattaforma possono essere utilizzati come prova legale nelle indagini tributarie, anche senza un’esplicita intercettazione disposta dall’Autorità giudiziaria. Questa decisione ha amplificato il dibattito sull’uso delle tracce digitali nelle verifiche fiscali, in un contesto in cui la digitalizzazione ha reso le comunicazioni elettroniche sempre più rilevanti per individuare evasione fiscale, contabilità parallela e operazioni irregolari. (Scuolainforma)
La notizia riportata su altri giornali
In una sentenza di alcune settimane fa – che segna una cesura rispetto alla prassi precedente, pur non essendo la prima – la Cassazione ha stabilito infatt… (la Repubblica)
Ma non solo: oltre a diventare prove effettive che si potranno usare in tribunale, ora le e autorità competenti, come l'Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza, possono considerare le chat WhatsApp come prove documentali durante le verifiche. (il Giornale)
Un accordo di pagamento non rispettato, a fronte del lavoro eseguito, tra un cliente e una ditta è un classico caso che i giudici sono chiamati a dirimere pressoché ogni giorno. Spieghiamo meglio perché si tratta di una novità significativa in ambito legale, tecnologico e a livello di privacy. (Panorama)
Le chat di WhatsApp come prove fiscali: fino a che punto il Fisco può spingersi senza violare la privacy? (Brocardi.it)
La Cassazione ha aperto la strada al sequestro delle chat dei contribuenti indagati per evasione fiscale: ecco come questo nuovo potere può influenzare anche i controlli fiscali. (La Legge per Tutti)