A Schiavon la delusione per la mancata elezione del compaesano Parolin: “Aveva le carte in regola per fare il Papa”

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“Meglio così, il cardinale Parolin per noi rimarrà per sempre don Pietro”. Matteo Sambo era pronto ad alzare il bicchiere di spritz nel bar di Schiavon, a cinque chilometri da Marostica, per celebrare l’elezione del monsignore che a Roma ha fatto carriera diventando segretario di Stato di Papa Bergoglio. È difficile capire se vi sia delusione, o solo il prendere atto di quello che è stato deciso nel Conclave, che ha scelto una strada diversa. (Il Fatto Quotidiano)
Su altre fonti
Il flop della delegazione italiana al Conclave si fonda su una constatazione. «Se hai quattro candida… (La Stampa)
SCHIAVON – Il parroco, ci mancherebbe, ha mantenuto la promessa. A Schiavon suonano comunque a festa la campane della chiesa di Santa Margherita, dove Pietro Parolin andava a messa da bambino. (la Repubblica)
Alla vigilia si immaginava potesse trovarsi nel ruolo opposto, quello dell’eletto chiamato a risponde… Pietro Parolin appariva proprio accanto a Leone XIV per una questione di rango, lo stesso che lo aveva portato a guidare il Conclave e che gli aveva imposto, poco prima, il compito di chiedere a Robert Francis Prevost: «Acceptasne electionem?». (la Repubblica)

La sua elezione a pontefice avrebbe fatto entrare nella storia il piccolo comune della Pedemontana veneta veneta, da giorni sotto gli occhi del mondo. Invece il cardinale Mamberti ha pronunciato il nome di Robert Prevost, statunitense. (RaiNews)
E al partito dei cardinali italiani. Il fattore tempo: Robert Prevost è entrato nel totopapa di questi giorni, ma sempre nelle retrovie. (il Giornale)
Che non sarebbe stato lui, lo si è capito quando, dal balcone centrale della loggia della basilica, il protodiacono cardinale Francois Mamberti non ha pronunciato il nome “Petrum”. Era dato tra i favoriti, ma ancora una volta si è avverato il detto: “Chi entra Papa in conclave, esce cardinale”. (Il Gazzettino)