Ucciso per una sigaretta: dopo 12 anni, lo Stato condannato a risarcire i genitori di Giorgino

La Stampa INTERNO

50mila euro sono il giusto indennizzo per una famiglia che ha perso l’unico figlio, ucciso brutalmente nei giardinetti di Borgo Vittorio a soli 15 anni perché non aveva una sigaretta?

E ora, a dodici anni di distanza, lo Stato dovrà versare un indennizzo alla famiglia.

Il tribunale e la corte d’appello di Torino negano l’indennizzo ai familiari di Giorgino.

E ha rinviato gli atti alla Corte d’Appello di Torino per quantificare il danno. (La Stampa)

Se ne è parlato anche su altre testate

"La Cassazione - aggiunge l'avvocato Renato Ambrosio - ha riconosciuto la fondatezza del nostro diritto, fornendo delle indicazioni per il risarcimento e aprendo una strada molto importante". La terza sezione civile della Suprema Corte ha accolto il ricorso presentato dallo studio legale torinese Ambrosio e Commodo e ha ribaltato le precedenti sentenze di primi e secondo grado. (La Sicilia)

Il pronunciamento della Cassazione è stato chiaro: devono essere indennizzati dallo Stato i genitori di un ragazzino, George Munteanu, ucciso a 15 anni ai giardinetti vicino a casa, a Torino, per una sigaretta negata. (La Repubblica)

Era il 2010 quando un ragazzino di appena 15 anni di origine romena, Giorgino Monteanu, veniva ucciso a Torino per una lite nata da una sigaretta. Ad oggi, infatti, in caso di lesioni gravissime, come in caso di tetraplegia, il riconoscimento è di 25 mila euro, in caso di decesso 50 mila euro e in caso di omicidio in ambito familiare 60 mila euro, il massimo dell'importo ad oggi riconosciuto dalla legislazione nazionale. (Today.it)

La sentenza potrebbe aprire nuovi percorsi sul tema dei risarcimenti per le vittime di violenza Una sentenza storica, per un caso di violenza sfociato in omicidio: dopo 12 anni, i genitori di Giorgino Monteanu, 15enne ucciso a coltellate per una sigaretta negata, potranno ricevere un risarcimento “equo e adeguato”. (TorinOggi.it)

di Simona Lorenzetti. Famiglia e legali si preparano ad affrontare di nuovo la Corte d’Appello di Torino, che dovrà adeguarsi ai principi della Cassazione (Corriere della Sera)