Gaza: coro di no a piano Trump, Casa Bianca ridimensiona
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“La furia globale” – un titolo di Politico – suscitata dal piano di Trump per Gaza viene raccontata, con sfaccettature diverse, dai media di tutto il Mondo. In sintesi, il piano consiste nel deportare oltre due milioni di palestinesi dalla Striscia per farne “la Riviera del Medio Oriente”. Politico scrive che l’idea del presidente suscita indignazione nei Paesi arabi e in capitali europee “chiave” – si riferisce soprattutto a Londra, Parigi, Berlino e Madrid – ed è ritenuto “pericoloso”: rischia di compromettere pure la tregua in atto, non solo le prospettive (già tenui) di una pace duratura. (Giampiero Gramaglia – Gp News)
Se ne è parlato anche su altri giornali
Deportare due milioni di palestinesi, piazzare qualche Trump Tower sulle macerie e magari inaugurare qualche casinò in spiaggia con vista mare in una zona di guerre secolari tra popoli e religioni. Trump non si smentisce mai. (Il Fatto Quotidiano)
«Nessuna normalizzazione dei rapporti con Tel Aviv senza uno Stato palestinese», ha dichiarato il ministro degli Esteri saudita. Ecco perché il piano Usa rischia di mandare all'aria gli Accordi di Abramo (Open)
Whiote House “Benjamin Netanyahu è un grande leader di Israele e ha fatto un ottimo lavoro. I legami tra Usa e Israele sono indistruttibili”. Così il Presidente Usa Donald Trump, durante la conferenza stampa congiunta con il premier israeliano Benjamin Netanyahu. (Il Sole 24 ORE)
Il piano di Trump su Gaza? Un coro di no quasi unanime 05 febbraio 2025 (Il Sole 24 ORE)
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, rispondendo a una domanda sulle dichiarazioni di Trump su Gaza, ha detto alle commissioni Esteri di Camera e Senato che "il governo non ha cambiato idea: siamo per due popoli, due Stati". (La Stampa)
Un’idea fuori dagli schemi al punto da lasciare interdetti il mondo arabo – anche la parte di quest’ultimo che con Washington coltiva buone relazioni -, e la comunità internazionale. La proposta, della quale al momento non si conoscono i particolari, sconvolgerebbe decenni di politica americana in Medio Oriente. (Il Fatto Quotidiano)