Riarmo, Ue divisa sugli eurobond. Piano Giorgetti per i fondi privati

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Che si parli di pandemia o di armi, alla fine il problema sono i soldi. E ieri i ministri delle Finanze europei hanno iniziato a discutere di come finanziare gli 800 miliardi del piano ReArm per la Difesa annunciato qualche giorno fa dalla Commissione. Con le variazioni del caso le parti in commedia sembrano assegnate già in partenza: i Paesi frugali si oppongono alla messa in comune degli investimenti necessari, quelli Mediterranei e in genere ad alto debito, al contrario, cercano appoggi per non appesantire ulteriormente i propri bilanci. (il Giornale)
Se ne è parlato anche su altri giornali
L'Italia "non può concepire il finanziamento della difesa a scapito della spesa sanitaria e dei servizi pubblici". (Sky Tg24 )
– L’Italia appoggia i pacchetti di semplificazioni normative denominati “Omnibus” della Commissione europea, ma nel suo intervento al consiglio Ecofin, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha chiesto interventi supplementari sul rinvio delle scadenze degli obblighi di rendicontazione di sostenibilità e di due diligence ambientale per le imprese. (Agenzia askanews)
Il vocabolario dell’apprezzamento va da «interessante» a «intelligente». È quello che i ministri europei delle Finanze utilizzano per accogliere il piano per la difesa e la sicurezza dell’Europa a debito zero di Giancarlo Giorgetti. (la Repubblica)

L'Italia farà la sua parte sulla difesa, ma questo non dovrà essere a scapito di sanità e servizi pubblici. È stata questa la posizione presa dal ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti intervenuto all’Ecofin. (Italia Oggi)
Lo abbiamo visto ieri al Consiglio Economia e Finanza (Ecofin) dove i ministri che si occupano della nascente economia di guerra hanno recepito con favore la proposta del governo Meloni: uno stanziamento di 16,7 miliardi presi dal fondo europeo InvestUe che dovrebbe generare un moltiplicatore fantasioso pari a 12 e arrivare a «tirare» fino a 200 miliardi di euro da spendere in carri armati ma anche per la «difesa» in senso largo: infrastrutture, polizie, tecnologie «dual-use» civili e militari sfigurando l’idea stessa di ricerca scientifica messa al servizio dei fabbricanti di cannoni. (il manifesto)
Armi americane o europee? Il governo italiano si vuole muovere con prudenza sulla questione. Palazzo Chigi, in merito alle spese militari, vuole bilanciare alcuni fattori, tra cui la difesa nazionale, gli obblighi verso la Nato e l’Ue e anche la sostenibilità del debito pubblico. (ilmessaggero.it)