Ferrari, Bahrain e quel tunnel senza uscita (per ora)





Articolo Precedente
Articolo Successivo
Se c’è una cosa che il Gran Premio del Bahrain ha reso chiaro, è che la Ferrari, nonostante i progressi, continua a navigare in acque incerte. Charles Leclerc, con il suo solito pragmatismo, ha definito la strategia adottata come un "palliativo", ammettendo ciò che era già sotto gli occhi di tutti: la Rossa sta tamponando problemi che, invece di risolversi, sembrano cronicizzarsi.
Il weekend di Sakhir, con il suo caldo implacabile e le sue trappole per chi sbaglia anche di poco, ha messo in luce una squadra che arranca, pur cercando di nasconderlo. Leclerc, partito con una scelta di gomme atipica – le medie quando gli altri puntavano sulle soft – ha mostrato iniziativa, ma l’impressione è che la Ferrari stia ancora cercando una strada, piuttosto che percorrerne una con decisione.
I numeri, del resto, parlano da soli. Quarta piazza per il monegasco, quinta per Lewis Hamilton in rimonta: un bottino dignitoso, che consente di accumulare punti in classifica costruttori, ma che non cancella l’assenza di podi dall’inizio della stagione. Un dettaglio non trascurabile, specie per una scuderia che ha fatto della lotta per il vertice la sua ragion d’essere.
C’è chi, come Marc Gené, sottolinea come la Ferrari sia ormai la seconda forza in pista, dietro alla McLaren. Eppure, se "fare il compitino" – per usare le parole di Carlo Vanzini – può bastare nelle prime battute, è difficile immaginare che sia sufficiente per un campionato ancora lunghissimo, con venti gare all’orizzonte.