La Cina blocca l’export di metalli rari: minaccia all’automotive elettrico occidentale

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La guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti si inasprisce e, questa volta, rischia di avere ripercussioni pesantissime sull’automotive elettrico globale. Pechino ha infatti sospeso l’export di metalli rari e magneti permanenti, bloccando di fatto le forniture di componenti essenziali per la produzione di veicoli elettrici, batterie, motori e sensori. Un colpo diretto a marchi come Tesla, Stellantis, Ford e Rivian, che basano gran parte della propria catena di approvvigionamento proprio sulle terre rare cinesi. (Automoto.it)
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Eppure, ecco le rappresaglie del Dragone ai dazi Usa al 145%. Nel mezzo della tempesta innescata dal Trump II, il presidente cinese punta a restrizioni sull'export di metalli pesanti, minerali e magneti quasi integralmente raffinati in Cina per dare una zampata commerciale e mettere in ginocchio produzioni tecnologiche e fornitori anche dell'esercito americano. (il Giornale)
C’è un nuovo importante capitolo nel duello sempre più duro della guerra commerciale tra Usa e Cina. Le cosiddette “terre rare” – metalli e magneti al centro dell’industria elettronica, automobilistica, aerospaziale, dei semiconduttori – sono infatti l’ultimo nodo del contendere di una sfida che rischia di avere ripercussioni decisive per l’economia globale. (Avvenire)
Questi elementi, spesso ignorati dal grande pubblico, sono in realtà il cuore pulsante della nostra era tecnologica, essenziali per tutto, dai veicoli elettrici ai dispositivi elettronici, dalle turbine eoliche ai sistemi di difesa avanzati. (Il Mattino)

E cioè prima di aprile, quando è iniziata l'escalation commerciale tra Pechino e gli Stati Uniti che ha visto crescere i dazi reciproci tra la più grande "fabbrica" del mondo e il più grande mercato del mondo oltre la proibitiva soglia del 125%. (HuffPost Italia)
La Cina blocca l’export delle terre rare cruciali per la difesa e l’elettronica. Prende forma così un altro fronte della guerra commerciale tra Washington e Pechino, che si era silenziosamente aperto all’inizio di aprile. (Il Messaggero)