Bici dai Murazzi, Giuseppe Glorioso: “Non provo pietà per quella ragazza, hanno rubato la vita al mio Mauro”
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TORINO. «Quei ragazzi hanno agito per motivi inesistenti. Per un tragico gioco della morte. Hanno rubato a mio figlio l’aspettativa di vita che si stava costruendo. Non mi fa pena Sara Cherici. Come gli altri, non ha mai provato dispiacere o vergogna. Spero che la sua sentenza di condanna serva da monito per altri giovani». Vive da due anni in una tragedia ancora in atto. E mai preannunciata. Ha … (La Stampa)
Su altri giornali
Una sera, mentre eravamo in bagno a lavarci i denti, all’improvviso mi ha detto: “Ga, la storia dei Murazzi. Non parlava. (La Stampa)
«Sara Cherici sa perfettamente che la lettera ci è stata recapitata ed è stata ampiamente commentata dai nostri legali quando si è trattato di formulare parere negativo all’istanza di giustizia riparativa». (Corriere della Sera)
«Quello che è successo ha compromesso per sempre la vita di Mauro e di chi gli è accanto. A parlare, in una intervista con La Stampa, è Giuseppe Glorioso, il padre di Mauro, lo studente di medicina di Palermo che la sera del 21 gennaio 2023 è stato travolto da una bici elettrica lanciata dall’alto dei Murazzi di Torino da un gruppo di ragazzi. (Corriere della Sera)
È particolarmente pesante, 23 chili. È l’una di notte del 21 gennaio 2023 quando il 23enneMauro Glorioso, studente di Medicina, viene colpito da un bicicletta scagliata dalla balaustra sovrastantementre si trova su un tratto del Lungo Po torinese - i Murazzi -,in attesa di entrare nel locale «The Beach». (Corriere della Sera)
Non siamo solo i nostri gesti e le nostre parole ma anche le cose che non facciamo, i discorsi mai pronunciati per paura o indifferenza. Ci sono le colpe, le opere brutte, i delitti commessi in prima persona, ma non è meno grave evitare che vengano compiuti, o almeno provarci. (Avvenire)
Dalla maglietta spuntano sfacciati i tatuaggi che stridono con l’aria da bambina smarrita: «Ho paura, non voglio tornare in carcere. Gli occhi cerchiati di chi ha trascorso la notte a piangere, i capelli scompigliati racchiusi in una pinza: «Non mi do pace, non è giusto». (Corriere della Sera)